I farmaci per la pressione: inaspettata azione anti-tumorale

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I farmaci beta-bloccanti, comunemente usati per trattare la pressione alta, possono giocare un ruolo fondamentale anche nel rallentamento di alcune gravi forme di tumore. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention.   Un team di ricercatori dell’Institute for Behavioral Medicine Research (IBMR) and the Comprehensive Cancer Center dell’Universita’ dell’Ohio, prendendo in rassegna migliaia di cartelle cliniche del Danish Cancer Registry, hanno mostrato che i pazienti con melanoma, i quali stavano al tempo stesso assumendo anche uno specifico beta-bloccante, hanno fatto registrare tassi di mortalita’ molto piu’ bassa rispetto ai pazienti che non avevano assunto il farmaco. Se i risultati saranno confermati da uno studio clinico, gia’ previsto, si tratterebbe di un importante trattamento adiuvante aggiuntivo per pazienti oncologici sottoposti a una prognosi infausta. “Il lavoro e’ iniziato sulla base di alcuni precedenti studi in cui abbiamo scoperto che alcune cellule tumorali hanno recettori a due specifici ormoni dello stress catecolamine – epinefrina e norepinefrina”, ha spiegato Ron Glaser, docente di Virologia molecolare, immunologia e genetica medica presso l’Universita’ dell’Ohio e direttore dell’IBMR.

“Quando uno di questi ormoni ha continuato si lega ai recettori delle cellule tumorali, esso finisce per stimolare la produzione di molecole note come stimolanti del flusso di sangue al tumore, potenziandone la crescita, e quindi la promozione di metastasi”. La ricerca ha dunque messo in luce il fatto che alcune molecole che svolgono un ruolo importante nel sistema immunitario promuovono sia la crescita del tumore sia delle metastasi. Quando invece vengono trattate con i beta-bloccanti, le cellule tumorali hanno smesso di produrre questo tipo di molecole. Facendo leva sui database messi a disposizione dei colleghi danesi, i ricercatori americani hanno potuto verificare l’ipotesi. “I database ci hanno fornito la possibilita’ di trovare pazienti con melanoma cui erano stati precedentemente prescritti beta-bloccanti”, ha spiegato Stanley Lemeshow, preside del College of Public Health presso la Ohio State University. “Tra i pazienti con diagnosi di melanoma, quelli che stavano assumendo i beta-bloccanti quando il tumore e’ stato diagnosticato hanno mostrato una sopravvivenza piu’ lunga rispetto ai pazienti che non stavano assumendo il farmaco”, ha detto Lemeshow. “La loro possibilita’ di sopravvivenza ha concluso sono state migliorate del 19 per cento”. “Quello che ci ha particolarmente entusiasmati della scoperta ha spiegato ancora Glaser e’ che questo farmaco e’ relativamente poco costoso e quindi si configurerebbe come una terapia aggiuntiva per niente invasiva per i pazienti”.

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