Le trasformazioni dei batteri intestinali in base al cibo ingerito
Le colonie di batteri benefici che popolano l’intestino umano pare siano piuttosto pignoli su quello che mangiamo e si modificano in base a ciò.
Sono tantissimi i batteri intestinali che convivono in noi e, a pensarla così, forse fa un po’ venire i brividi, ma in verità è un bene che ci sia qualcuno che vive al nostro interno, perché questo qualcuno sottintende alla nostra salute. Soltanto che, secondo gli scienziati, questi signorini si comportano da esigenti e hanno i loro gusti in fatto di cibo – quello che ovviamente assumiamo noi.
A seguito di una scoperta da parte di un team di ricercatori tedeschi che attribuiva ai batteri intestinali l’appartenenza a tre distinti gruppi, gli scienziati americani dell’Università della Pennsylvania, coordinati dal dottor James Lewis, hanno voluto comprendere come questi batteri si comportassero e agissero sulla salute.
«Sappiamo che i nostri corpi sono colonizzati da tonnellate e tonnellate di batteri e altri organismi. Nel nostro colon, da solo, abbiamo più cellule batteriche di cellule umane in tutto il corpo», ha commentato Lewis.
I risultati di questo curioso studio sono stati pubblicati sulla rivista Science e riportano come i ricercatori lo abbiano battezzato con ironia: “uno studio di cacca”, per il fatto che si è basato principalmente sull’analisi delle feci di un gruppo di volontari.
I partecipanti – 98 in tutto – sani hanno dovuto fornire ai ricercatori dei campioni di feci, insieme a un questionario compilato con informazioni riguardo la propria dieta e abitudini alimentari.
Dopo di che, gli scienziati hanno utilizzato dei macchinari ad alta tecnologia di sequenziamento genico per determinare il codice genetico dei batteri che vivevano nel colon dei volontari.
La prima cosa che è saltata all’occhio è stata che i batteri, in questo caso, erano suddivisi in 2 gruppi principali distinti con gusti alimentari altrettanto diversi: i Bacteroides che hanno preferito una tipica dieta occidentale ricca di carne e grassi e i Prevotella che preferivano una dieta ricca di carboidrati e fibra. Un po’ come dire che i primi erano dei mangioni tout-court e i secondi dei salutisti… come accade anche tra noi umani ospiti.
«La caratteristica unica degli intestini è che sono costantemente immersi in ciò che mangiamo. Sembrava logico per noi che alcune delle differenze tra batteri intestinali di una persona e un altra potrebbe essere correlata a ciò che mangiano», ha dichiarato Lewis alla Reuters.
Una volta stabilito che i batteri si comportavano in questo modo, il team ha voluto vedere se si poteva alterare la flora batterica intestinale cambiando dieta ai volontari.
Hanno così reclutato 10 persone sane, suddivise poi in due gruppi, a cui è stata fatta seguire una dieta di dieci giorni, strutturata dai ricercatori. Quelli del primo gruppo hanno seguito una dieta ad alto contenuto di grassi e povera di fibre; quelli del secondo gruppo cibi a basso contenuto di grassi e ricchi di fibre.
Nelle successive 24 ore, gli scienziati hanno potuto osservare i cambiamenti nella composizione della flora batterica intestinale.
Secondo il dottor Lewis questo studio dimostra che i batteri che vivono nell’intestino sono sensibili alle variazioni a breve termine della dieta, e si schierano a favore di un tipo o l’altro. Il problema, secondo gli scienziati, sta nel possibile cambiamento a lungo termine dovuto alla dieta, che potrebbe modificare in modo significativo i tipi di batteri che si trovano nell’intestino. Questo, sempre secondo gli autori dello studio, potrebbe avere serie implicazioni sulla salute delle persone. Il prossimo passo è quello di valutare come le modifiche possano avere un effetto sulle malattie infiammatorie dell’intestino.