Ferite difficili: sostituti cutanei le nuove frontiere biotech

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Incoraggianti prospettive per le lesioni cutanee croniche arrivano dall’uso di sostanze che promuovono la crescita e la riparazione tessutale. I sostituti dermicibioingegnerizzati nel trattamento delle ulcere difficili favoriscono la formazione di nuovo tessuto, riducendo i tempi di guarigione.

San Diego (CA)31 ottobre 2011 –Negli ultimi anni il problema delle lesioni cutanee ha assunto un’importanza crescente, soprattutto in relazione all’aumento progressivo della popolazione anziana. Si stima che in Italia le ulcere colpiscano circa 2 milioni di persone, per lo più over 65 e l’11% dei soggetti ospedalizzati di età superiore ai 65 anni vada incontro a piaghe e ulcere croniche. Eppure le ferite difficili oggi possono essere curate con successo. Nella gestione e guarigione delle lesioni croniche sono stati fatti enormi passi in avanti grazie all’utilizzo di tecnologie innovative, dalla pelle bioingegnerizzata (ottenuta da colture di fibroblasti e cheratinociti, le cellule presenti nella cute), ai sostituti dermici (derma acellulare), ai fattori di crescita, ai prodotti antisettici specifici a base di argento. Tecniche sicuramente più care all’inizio, ma in grado di portare alla guarigione in tempi più rapidi. Per molti anni sono stati utilizzati innesti autologhi di cute a diverso spessore per coprire aree di perdita di sostanza e avviare la riepitelizzazione, ma disporre di sostituti di sintesi rappresenta un grande progresso, che permette di evitare prelievi di cute dal paziente, con le relative conseguenze. Il management di ulcere di vaste dimensioni, non tendenti alla guarigione, post-traumatiche, post-chirurgiche e da ustioni si avvale oggi di sostituti cutanei, in grado di velocizzare i tempi di guarigione e soprattutto di promuovere la riepitelizzazione in termini rigenerativi piuttosto che riparativi (scarring).

“Il vantaggio di questi prodotti nella cura delle lesioni cutanee” spiega il prof. Gerit Mulder, professore di Chirurgia e Ortopedia presso l’Università di California, San Diego, Dipartimento di Chirurgia e Divisione Trauma, “consiste nella loro capacità di creare e sostenere un ambiente ottimale per l’attività cellulare necessaria per la riparazione dei tessuti. Le medicazioni tradizionali non consentono di modulare l’attività cellulare né di influenzarla direttamente. Questi farmaci possono agire anche come rivestimenti biologici che proteggono la lesione dall’ambiente esterno”.

Negli ultimi anni grazie all’ausilio delle moderne biotecnologie sono a disposizione sostituti cutanei di natura sintetica e/o biosintetica, utilizzati per il trattamento di ulcere cutanee croniche di varia eziologia, patologie che incidono notevolmente sulla qualità di vita del paziente e comportano un elevato carico di risorse economiche a livello sanitario.

“Con il termine generale di sostituti cutanei si intende un gruppo di prodotti che, in base alle caratteristiche individuali, possono sostituire o rimpiazzare in toto o in parte i componenti normalmente presenti nella cute umana (ad esempio epidermide e/o derma, cellula e matrice)” aggiunge il prof. Mulder. “Possono essere a doppio strato, acellulari o cellulari, di origine sintetica o biologica e consistere di un’epidermide sintetica e di un derma a base di collagene per favorire la formazione di nuovo tessuto”.

I tessuti biotecnologici sono destinati a pazienti con lesioni cutanee particolarmente difficili.

“In generale questi prodotti sono progettati per le lesioni che non rispondono alle cure tradizionali e per tutte quelle situazioni nelle quali vi è la necessità di integrare l’attività delle cellule” risponde il prof. Mulder. “In particolare nel caso di ulcere diabetiche ma anche con ferite problematiche e croniche. L’uso di questi trattamenti permette una guarigione molto più rapida. Sono tecniche costose ma deve essere esaminato il rapporto costo/efficacia in relazione all’intero periodo di trattamento. Le terapie non vengono date a caso” conclude Mulder “ma seguono linee guida stabilite, che dipendono dal tipo di ferita e dalle condizioni generali del malato”.

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