In memoria di Steve Jobs: Crederci sempre è sufficiente per rubare anni al cancro
“Nessuno vuole morire. Anche quelli che sono sicuri di andare in paradiso non hanno fretta di morire per andarci”. Lo spiegava Steve Jobs, papà di Apple e artefice di tutti i più grandi successi della Mela dell’informatica, nell’ormai celebre discorso ai laureati di Stanford del 2005. Nelle sue parole uno stile di vita: quello della lotta. Crederci fino in fondo, “non accontentarsi”, essere positivi verso il futuro, osare. E’ il paradigma usato da Jobs non solo sul lavoro. Il simbolo della sua azienda è una mela morsicata. E così Jobs ha preso a morsi la malattia, un tumore al pancreas.
“Le ha provate tutte per strappare anni al cancro, persino un trapianto di fegato. E tecnicamente c’è riuscito. La sua è una storia di sopravvivenza eccezionale – spiega all’Adnkronos Salute l’oncologo Marco Venturini, presidente eletto dell’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), dal prossimo novembre alla guida dell’associazione – Come quella del Nobel per la Medicina 2011, l’immunologo canadese Ralph Steinman”, premiato ‘postumo’.
Anche lui è morto di tumore al pancreas, tre giorni prima di coronare il lavoro di una vita con il massimo riconoscimento per uno scienziato. Anche lui, come Jobs, era uno che ci credeva. Ed è riuscito ad andare avanti per oltre 4 anni dalla scoperta di una malattia nota per le basse aspettative di vita. Contro ogni previsione anche lo scienziato 68enne è andato avanti a lungo e ci è riuscito anche grazie alla scoperta che gli ha spianato la strada verso il Nobel. L’immunologo era in cura con le cellule dendritiche da lui studiate.
“Quello che accomuna questi due personaggi è l’atteggiamento positivo, l’apertura alle novità – spiega Venturini – La voglia di fare che avevano nella vita l’hanno trasferita anche nella battaglia contro la malattia.
Un atteggiamento che può favorire una maggiore sopravvivenza, magari anche perché il paziente è disposto a farsi curare, a percorrere diverse strade, ad aprirsi a tanti tipi di trattamento, sposando lo spirito multidisciplinare dell’oncologia”.
Essere positivi, ragiona lo specialista, “è utile sia per vivere meglio e, chi lo sa, anche per vivere più a lungo. Anche lo stile di vita conta. Già nella fase della prevenzione per i tumori vale tutto quello che si dice in riferimento alle malattie cardiovascolari. Penso a una persona che è attiva, osserva una dieta mediterranea, conduce un tipo di vita improntato all’ottimismo e all’amore verso se stesso, si muove, fa tentativi. Tutto questo potrebbe influenzare anche il suo percorso di malattia. Potrebbe aiutare anche i pazienti per i quali non si prospetta una guarigione, perché almeno possono lottare fino in fondo, anche a colpi di stili di vita positivi”.
Così, osserva Venturini, “Jobs ha lavorato fino all’ultimo, Steinman è autore di una delle più grosse scoperte dell’immunologia e ha creduto nei suoi studi fino alla fine dei suoi giorni”. Con la loro voglia di costruire e di andare avanti, reagendo alle sconfitte con la forza e la ferma volontà di rinascere, hanno spinto la morte più in là. Jobs lo ha anche spiegato: “Sono convinto che l’unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete aver fiducia, in qualche modo, nel futuro, credere in qualcosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e ha sempre fatto la differenza nella mia vita”, confidava ‘mister Apple’.
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