Novità nell’approccio terapeutico all’HIV
In Italia sono attualmente presenti tra 143.000 e 165.000 persone HIV positive, un sieropositivo su quattro non sa di esserlo.
Rispetto a venti anni fa, oggi si infetta un minor numero di persone (circa 4.000 all’anno), ma è molto più elevato il numero dei sieropositivi viventi per effetto delle maggiore sopravvivenza legata alle terapie più efficaci. La principale via di trasmissione è rappresentata dai contatti sessuali non protetti, che non vengono percepiti come a rischio, in particolare dalle persone di età matura.
Milano 20 Ottobre 2011 – Oggi si stanno considerando nuovi paradigmi di trattamento per la costruzione di moderni percorsi terapeutici nell’ambito dell’infezione da HIV. Si sta delineando l’evidenza di possibili strategie terapeutiche che rompano il paradigma dei tre farmaci nelle fasi di induzione, di mantenimento e di salvataggio del trattamento antiretrovirale. Sta prendendo piede un nuovo percorso terapeutico, disegnato secondo una successione di schemi innovativi drug-sparing, che richieda farmaci flessibili per la realizzazione di un efficace cocktail terapeutico che consideri il concetto di sostenibilità dei costi in relazione all’efficacia dei nuovi regimi, senza trascurare l’aderenza alla terapia e la qualità di vita del paziente.
Ed è con questo obiettivo che il CREMS – Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale dell’Università Carlo Cattaneo, LIUC di Castellanza – ha predisposto un Dossier farmaco-economico con l’intenzione di creare un supporto al processo decisionale di scelta tra le possibili alternative terapeutiche di cui dotarsi a livello regionale per il trattamento della infezione da HIV, avvalendosi, come sussidio, delle migliori evidenze esistenti (normative, scientifiche ed empiriche). Si è pensato di discutere, all’interno di questo Dossier, di innovazione tecnologica e di scenari innovativi, attraverso tre strumenti di governo propri delle Regioni: la normativa, la ricerca e la valutazione delle tecnologie tramite applicazione dell’Impact Assessment.
“In un contesto pubblico all’interno del quale la razionalizzazione della spesa diviene sempre più l’imperativo dominante” sostiene Davide Croce, Direttore del CREMS “è importante concentrare gli sforzi al fine di valutare nuove tecnologie e nuove alternative che siano di sicura efficacia, ma al tempo stesso che non generino un eccessivo consumo delle risorse del sistema.”
L’indagine ha voluto valutare una situazione real life per comprendere ciò che può avvenire nella realtà quotidiana dei pazienti HIV positivi presi in carico dal nostro sistema sanitario regionale. Emanuela Foglia, ricercatrice CREMS spiega come “il risultato sicuramente più importante e di peso è legato al fatto che attraverso le sperimentazioni sui regimi monoterapici e l’implementazione degli stessi nel contesto clinico si garantisce l’ampliamento della gamma di terapie a disposizione, al tempo stesso garantendo un risparmio consistente al sistema nel suo complesso. La ricerca ha infatti stimato come i vantaggi di natura economica all’inserimento di tale alternativa si possono aggirare nell’ordine dei 10 milioni di euro e arrivare fino a 22,6 milioni di euro, con un risparmio percentuale che va quindi dal 4% all’8% circa. Ciò significa sostenibilità economica ed equità nei confronti dei pazienti trattati.”
“La necessità di fornire opzioni terapeutiche sempre più vicine alle esigenze dei pazienti ha spinto a sperimentare nuove modalità di utilizzo dei farmaci, e tra queste l’utilizzo degli inibitori delle proteasi in monoterapia.” Afferma Giuliano Rizzardini, Direttore Divisione I e II Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano. “L’ipotesi alla base di questi studi, condotti sia su popolazioni di pazienti naïve sia nell’ambito di strategie di semplificazione, è che alcune molecole della classe degli inibitori della proteasi, caratterizzate da buona potenza antivirale e alta barriera genetica, possano garantire un completo controllo della replicazione di HIV anche se assunti da soli, al di fuori dei classici schemi di combinazione costituiti da tre farmaci.”
La terapia antiretrovirale ha portato a insperati successi in questi anni, determinando uno scenario completamente diverso da quello che avevamo davanti alcuni anni fa. “Le combinazioni di farmaci antiretrovirali abitualmente impiegate sono state scelte e standardizzate in base alla necessità di curare pazienti gravi con l’AIDS o che correvano un notevole pericolo immediato di andare incontro alla malattia.” Dichiara Adriano Lazzarin, Direttore Divisione di Malattie Infettive, Istituto Scientifico San Raffaele di Milano.
“Il rapporto costi-efficacia dei trattamenti antivirali è molto positivo, se considerato in confronto ai risultati per altre patologie di pari potenziale gravità. L’efficacia della terapia è tuttavia limitata al blocco della progressione della malattia, mentre la eradicazione del virus resta un obiettivo fuori portata. In uno scenario caratterizzato dall’assunzione della terapia per l’intera durata della vita, è fatale che gli effetti collaterali dei farmaci assunti possano diventare un problema di prima grandezza nella gestione della cura.” Precisa Massimo Galli, Direttore Scuola di Specialità in Malattie Infettive Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano.