Tumori del sangue: arriva in Italia Bendamustina
La riscoperta di un farmaco “vecchio” solo anagraficamente, ma con un meccanismo d’azione ancora oggi innovativo, in grado di rispondere ai bisogni terapeutici insoddisfatti di pazienti anziani e fragili. Grazie alla recente approvazione di AIFA, Bendamustina ora è introdotta ufficialmente e rimborsata anche nel nostro Paese.
Milano, 26 Ottobre 2011 – Una notevole efficacia chemioterapica, combinata a minori effetti collaterali e a comprovati vantaggi farmacoeconomici. Sono queste le caratteristiche distintive che fanno di Bendamustina un’ulteriore importante opzione terapeutica, oggi disponibile anche in Italia, per i pazienti con Leucemia Linfatica Cronica, Linfomi non-Hodgkin indolenti e Mieloma Multiplo, che non possono accedere alle terapie standard. Se ne è parlato oggi a Milano, in un incontro stampa organizzato da Fondazione Charta e AboutPharma, con il grant incondizionato di Mundipharma.
Le malattie oncoematologiche, negli ultimi anni in progressivo aumento in tutto il mondo, si originano da cellule anomale del midollo osseo o del sangue. Tra di esse, i Linfomi non-Hodgkin indolenti e la Leucemia Linfatica Cronica sono le più diffuse e, insieme al Mieloma Multiplo, colpiscono prevalentemente soggetti di età superiore ai 65 anni.
I farmaci chemioterapici impiegati per contrastare queste gravi patologie sono di solito aggressivi e potenzialmente tossici per l’organismo, con pesanti effetti collaterali soprattutto negli anziani, spesso affetti da comorbidità che ne rendono più complessa la gestione. Per offrire una speranza di cura anche ai pazienti in condizioni di particolare fragilità, servono dunque terapie efficaci e, al tempo stesso, ben tollerate. Su questo fronte, Bendamustina può rappresentare un’arma in più a disposizione dell’ematologo, per rispondere alle esigenze terapeutiche non ancora soddisfatte dei soggetti che non risultano candidabili o non rispondono ai trattamenti tradizionali.
Bendamustina è un agente anti-neoplastico innovativo, contraddistinto da una struttura chimica unica nel suo genere e da un doppio meccanismo d’azione: antimetabolita e alchilante. Ciò le consente, a differenza di altri chemioterapici, di ridurre notevolmente la tossicità senza intaccare l’attività antitumorale. In uso già da tempo nell’ex Germania dell’Est, dove fu messa a punto negli anni ’60 e rimase confinata fino a dopo la caduta del Muro di Berlino, è stata introdotta solo nell’ultimo decennio in Europa e negli USA, dove sta vivendo una vera e propria rinascita. Il farmaco è stato infatti ultimamente rivalorizzato, sulla base di nuovi studi che ne hanno confermato efficacia clinica e buon profilo di sicurezza, uniti a un ottimo rapporto costo-beneficio. Grazie a queste sue peculiarità, Bendamustina ha di recente ottenuto l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio dall’Agenzia Italiana del Farmaco ed è rimborsata a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
“Sono numerosi gli esempi di farmaci che non vengono recuperati nel corso degli anni, perché evidentemente non rappresentano terapie molto valide”, dichiara Sante Tura, Professore Emerito presso l’Università di Bologna. “Bendamustina, questa geniale combinazione che associa alchilante e antimetabolita, si è invece affermata rapidamente nella pratica clinica ed è riuscita a ‘guadare il fiume’, arrivando sino ai giorni nostri. Sono certo che avrà sicuramente un largo impiego e un grande successo nella cura delle malattie oncoematologiche”.
Nel caso specifico della Leucemia Linfatica Cronica, un recente studio clinico randomizzato[1] ha comparato Bendamustina a Clorambucil, un agente alchilante utilizzato in prima linea nei pazienti anziani o più fragili. Rispetto a quest’ultimo, Bendamustina ha determinato un numero maggiore di risposte complete (31% contro 2%) e si è dimostrata in grado di prolungare di oltre un anno la sopravvivenza libera da progressione di malattia. Sulla base delle evidenze emerse dallo studio, è stata di recente condotta in Italia un’interessante analisi farmacoeconomica, che ha rilevato come Bendamustina sia estremamente costo-efficace.
“La valutazione farmacoeconomica – spiega Lorenzo Mantovani del Centro Interdipartimentale di Ricerca in Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione (CIRFF), presso la Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” – è nata dalla collaborazione tra il nostro centro universitario di ricerca e l’unità di Health Technology Assessment dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Milano, con l’obiettivo di fornire solide risposte scientifiche alle problematiche gestite dai farmacisti ospedalieri. Nei pazienti con Leucemia Linfatica Cronica, per un ciclo medio di terapia, Bendamustina ha mostrato un rapporto costo-efficacia molto favorevole che, tradotto in termini economici e di guadagno in sopravvivenza e qualità di vita, equivale a un costo per QALY (Quality Adjusted Life Years)[2] guadagnato inferiore a 5.000 euro. Le evidenze del nostro studio – continua Mantovani – sono state successivamente confermate da alcune agenzie straniere, quali il NICE e lo Scottish Medicines Consortium, che costituiscono un riferimento a livello europeo nelle analisi di farmacoeconomia. Grazie a questi risultati in termini di efficacia e rapporto costo-beneficio, Bendamustina è uno dei pochi farmaci per i quali l’AIFA ha concesso la rimborsabilità senza stabilire un tetto di spesa”.
“L’approvazione da parte di AIFA semplifica sicuramente le modalità di accesso a Bendamustina e snellisce tutta una serie di procedure burocratiche”, puntualizza Patrizio Piacentini del Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Azienda Ospedaliera San Carlo Borromeo di Milano, e Presidente SIFO Lombardia. “Finora i centri ospedalieri dovevano acquistare il farmaco all’estero, perché in Italia non era ancora registrato. Siamo di fronte a un’opzione terapeutica che, se gestita in maniera appropriata, con un costo adeguato e indicazioni precise, offre concreti vantaggi sia ai pazienti che agli operatori sanitari. Bendamustina può cambiare la prospettiva di vita del malato; quando un farmaco ha questi risultati in oncologia, il suo valore è indiscutibile, anche nell’ambito di risorse sanitarie limitate”.
[1] Knauf W. et al. J Clin Oncol 2009; 27:43784384.
[2] Il QALY è un indice, utilizzato in farmacoeconomia, che tiene conto contemporaneamente di quanto una terapia faccia guadagnare in termini di sopravvivenza e di qualità di vita. Solitamente, viene ritenuto costo-efficace un farmaco che mantiene un rapporto di costo per QALY guadagnato inferiore a 50.000 euro (equivalente al rapporto di costo-efficacia della dialisi).
LE MALATTIE ONCOLOGICHE DEL SANGUE
LINFOMA
Per linfoma si intende un gruppo eterogeneo di tumori del sistema linfatico, che prendono origine dalle ghiandole linfatiche, cellule presenti nei tessuti che hanno come funzione quella di proteggere l’organismo da agenti esterni e da malattie.
Terza più diffusa neoplasia a livello mondiale e quinta causa di morte per cancro, i linfomi sono distinti in due grandi categorie: Linfoma di Hodgkin e Linfoma non-Hodgkin.
I Linfomi di Hodgkin costituiscono il 30-40% di tutti i linfomi, con un’incidenza più marcata nei soggetti giovani (20-30 anni) e negli anziani ultrasettantenni. Ad oggi non sono ancora stati individuati con certezza i fattori di rischio per lo sviluppo della malattia, ance se, in alcuni pazienti, è stata riscontrata una correlazione con l’infezione da virus di Epstein-Barr, con la sindrome da immunodeficienza acquisita (HIV) o con l’esposizione ad alcune sostanze tossiche. Il sintomo più comune del Linfoma di Hodgkin è l’ingrossamento dei linfonodi, soprattutto nella zona laterocervicale (ai lati del collo), sovraclaveare (sopra la clavicola) e mediastinica (nello spazio toracico dietro lo sterno), accompagnato talvolta da febbre, sudorazione notturna, prurito diffuso, dimagrimento e spossatezza.
I Linfomi non-Hodgkin rappresentano il tumore ematologico più diffuso, con un picco di incidenza in età adulta, in soggetti con età superiore ai 70 anni, e con una mediana di insorgenza di 65 anni.
Dal punto di vista clinico-patologico i Linfomi non-Hodgkin si dividono in aggressivi e indolenti. I primi si caratterizzano per un esordio brusco e, quando non vengono adeguatamente trattati, hanno un decorso rapidamente fatale, ma, altrimenti, hanno maggiori possibilità terapeutiche. I Linfomi non-Hodgkin indolenti, invece, presentano un decorso clinico lento e generalmente asintomatico, con un andamento cronico-recidivante e poche possibilità di guarigione.
Anche per quanto riguarda i Linfomi non-Hodgkin, l’eziopatogenesi rimane ancora oggi in gran parte sconosciuta, anche se esistono alcuni fattori predisponenti, quali le immunodeficienze, le malattie autoimmuni (per es. la tiroidite di Hashimoto e la celiachia) ed alcuni agenti fisici, infettivi e chimici (pesticidi, solventi etc.).
Il Linfoma non-Hodgkin si presenta tipicamente con un ingrossamento, non doloroso, delle ghiandole linfatiche, anche se possono essere riscontrati dei casi in cui vengono colpite le vie digerenti superiori, l’intestino, il midollo osseo, il sistema nervoso centrale e la cute, senza alcun interessamento linfonodale. La presenza di sintomi sistemici (febbre, sudorazione notturna, spossatezza, perdita di peso) è meno frequente rispetto al Linfoma Hodgkin.
LEUCEMIA LINFATICA CRONICA (LLC)
La Leucemia Linfatica Cronica è un tumore del sistema linfatico caratterizzato da un accumulo di linfociti morfologicamente maturi ma immunologicamente non funzionanti nel sangue periferico, nel midollo osseo e negli organi linfatici (linfonodi e milza).
Definita anche “leucemia dell’anziano”, in quanto colpisce prevalentemente soggetti con più di 60 anni di età, la Leucemia Linfatica Cronica è il tipo di leucemia più diffuso nei Paesi occidentali e ha un decorso clinico generalmente molto lento. Non è ancora stata identificata la causa esatta della malattia, anche se ci sono diverse ipotesi, soprattutto nell’ambito della genetica.
MIELOMA MULTIPLO (MM)
È la seconda neoplasia ematologica dopo il linfoma ed è caratterizzato dalla proliferazione incontrollata delle plasmacellule, cellule localizzate soprattutto nel midollo osseo, molto importanti nell’ambito del sistema immunitario dell’organismo, in quanto hanno il compito di produrre anticorpi per combattere le infezioni. La loro crescita anomala può creare problemi anche ad altre cellule ematiche (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) e comportare quindi anemia, difetti nella coagulazione e indebolimento delle difese immunitarie. Inoltre, i pazienti colpiti da questo tipo di tumore sono spesso soggetti a fratture ossee, in quanto le cellule del mieloma producono una sostanza che stimola gli osteoclasti, responsabile della distruzione del tessuto osseo.
Si tratta di un tumore tipico dell’età avanzata (oltre 2/3 delle diagnosi riguardano persone con più di 65 anni), con una maggiore diffusione nel sesso maschile. I fattori eziologici non sono ancora del tutto noti, anche se recenti studi hanno evidenziato la presenza di aberrazioni cromosomiche e di alcuni specifici geni.
Per quanto riguarda i sintomi, il più diffuso è il dolore osseo, soprattutto nella zona della schiena, dell’anca e del cranio, associato spesso ad una maggiore fragilità dell’osso. Altri sintomi sono anemia (con conseguente stanchezza, debolezza e difficoltà respiratoria), insufficienza renale e manifestazioni neurologiche.