Vaccino anti-malaria: ottimi presupposti per parlare di grandi passi avanti

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«Ho lavorato in ricerca sulla malaria per più di venticinque anni e posso testimoniare quanto sia stato difficile fare progressi contro questa malattia. Purtroppo molti si sono rassegnati a questa patologie come a un evento ineluttabile in Africa. Questo non deve avvenire». Con queste parole Tsiri Agbenyega, principale ricercatore di uno studio che ha coinvolto 11 centri di 7 Paesi nel continente nero, ha presentato i primi dati dello studio di fase III per il candidato vaccino contro la malaria RTS,S, disponibili sulla versione online del New England Journal of Medicine. I risultati sono stati annunciati in occasione del Forum Malaria ospitato dalla Bill & Melinda Gates Foundation a Seattle.
I RISULTATI – L’analisi su 6 mila bambini a un anno dalla conclusione del ciclo vaccinale (tre somministrazioni) di età compresa tra i 5 ed i 17 mesi ha dimostrato che il vaccino riduce il rischio di sintomi della malattia e di forme severe di malaria rispettivamente del 56 e del 47 % rispetto alla popolazione di controllo, sottoposta ad altra vaccinazione. Inoltre, dalla valutazione degli episodi di malaria grave fino a oggi osservati in tutti i 15.460 neonati e bambini (età compresa tra 6 settimane e quasi un anno e mezzo d’età) arruolati nella ricerca – altri dati saranno disponibili nel 2012 – la vaccinazione ha dimostrato il 35 % di efficacia in un monitoraggio medio di circa un anno. In attesa di informazioni fondamentali sulla durata di protezione del vaccino, che saranno disponibili entro 3 anni, gli effetti indesiderati sono risultati pressoché sovrapponibili nei bimbi cui è stato somministrato il vaccino (18%), rispetto alla popolazione di controllo (22%).

LA STORIA – La storia di RTS,S nasce dall’impegno di Joe Cohen, autodefinitosi nonno e padre del vaccino, che ha ormai passato la soglia dei 65 anni, ed ha iniziato a lavorare con questo obiettivo alla New York University, per poi passare in GlaxoSmithKline (GSK). All’inizio la prevenzione della malattia era soprattutto un obiettivo militare, tanto che gli studi di Cohen hanno preso il via in collaborazione con il Walter Reed Army Institute of Research (WRAIR) degli Usa, con un investimento di trecento milioni di dollari. Poco dopo è stato scoperto il gene responsabile per l’aggressione del Plasmodium falciparum (il parassita che provoca l’infezione) all’uomo. Questo gene è responsabile della produzione della proteina di superficie del plasmodio che permette a quest’ultimo di trovare rifugio nelle cellule del fegato, dove poi si riproduce. In seguito si è mescolata la proteina in questione con quella del vaccino anti-epatite B di GSK, si è creata la particella RTS,S, in grado di determinare la produzione di anticorpi specifici e si è aggiunto un adiuvante per incrementare la risposta difensiva dell’organismo in seguito alla vaccinazione.

 

IL PROGETTO – Oggi il vaccino viene sviluppato dalla multinazionale farmaceutica in collaborazione con il PATH Malaria Vaccine Initiative (MVI) e 11 centri di ricerca africani. La Fondazione Bill & Melinda Gates ha sostenuto con oltre 200 milioni di dollari la ricerca. L’obiettivo è quello di rendere disponibile il vaccino per il 2015, se l’Organizzazione Mondiale della Sanità darà il semaforo verde sulla scorta dei risultati delle sperimentazioni future. In partenza dovrebbero essere prodotte annualmente 30 milioni di dosi di vaccino, ma la quantità è destinata a crescere in base alle necessità. GSK si è impegnata ad avere un ricarico minimo sul prezzo del vaccino – il 5 % in più rispetto alle spese di produzione – e a reinvestire gli utili nella ricerca sulle malattie tropicali neglette. «La nostra missione è foRnire un vaccino per i bambini dell’Africa perché le madri possano accompagnare i loro figli dai campi di gioco alle strutture sanitarie per l’immunizzazione – ha commentato Christopher Elias, Presidente e amministratore delegato di PATH MVI. Oggi abbiamo fatto un importante passo avanti verso la realizzazione di questo sogno e di auguriamo di continuare la strada, insieme ai nostri partner, per giungere ad un vaccino per i bambini dell’Africa».

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