Pediculosi, una storia infinita Dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) i consigli su come eliminarla

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Ancora tanti i pregiudizi e le false convinzioni

Roma, 30 novembre 2011 La pediculosi è una parassitosi molto comune provocata dai pidocchi, piccoli parassiti di colore bianco-grigiastro che colpiscono principalmente i bambini in età scolare, soprattutto nella fascia di età che va dai 3 agli 11 anni e di conseguenza anche le loro famiglie.

La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) ha realizzato alcune pratiche “istruzioni per l’uso” con la collaborazione del Dottor Angelo Milazzo, pediatra e componente della Segreteria regionale della SIPPS-Sicilia per prevenire, riconoscere ed affrontare efficacemente questo fastidioso problema.

La presenza di pidocchi è accompagnata da arrossamento cutaneo, soprattutto in prossimità delle orecchie e sulla nuca, e da prurito al cuoio capelluto, specialmente di notte.

Al primo dubbio, è importante ispezionare accuratamente il cuoio capelluto grazie ad una buona illuminazione e con l’aiuto di un pettine a denti fitti e anche di una lente d’ingrandimento. In caso di epidemie scolastiche o in altre comunità, i  bambini vanno controllati almeno due volte alla settimana.

Nonostante la presenza di pidocchi sia molto diffusa soprattutto fra i bambini che frequentano la scuola elementare, vi sono alcuni pregiudizi che ancora accompagnano l’insorgere della pediculosi:

1)    Chi prende i pidocchi è “brutto, sporco e cattivo”. E’ proprio il contrario: vengono attaccati più facilmente i capelli lavati eccessivamente, soprattutto se sottili e chiari.

2)    Il pidocchio “salta” da una testa all’altra. Non è vero, perché il pidocchio non può sposarsi autonomamente e sono quindi necessari contatti diretti, o uso comune di oggetti infestati.

3)    Sono utili le disinfestazioni ambientali di aule, palestre, ecc. Non è vero poiché sugli oggetti questi parassiti non sopravvivono oltre le 24 ore, poiché si nutrono esclusivamente di sangue umano.

4)    Non è vero che la pediculosi si previene o si cura con l’uso di shampoo. Infatti, le formulazioni diluite o che vengono seguite da un precoce risciacquo hanno una scarsa efficacia, anzi possono indurre resistenza agli insetticidi. Qualsiasi molecola per risultare efficace deve rimanere a contatto con i capelli per un tempo sufficiente: solitamente per alcune ore o, meglio, per tutta una notte.

Come prevenire:

1)   Bisogna insegnare ai bambini a non scambiarsi indumenti, specie copricapo, sciarpe e maglioni.

2)   Nel semplice sospetto, bisogna subito applicare un prodotto specifico, per il tempo necessario e scegliendo le formulazioni adatte: gel, lozioni, mousse termosensibili, ecc.

 

Cosa fare dopo aver accertato l’infezione:

1)   Lavare ad una temperatura superiore a 60 C° indumenti, lenzuola, cuscini. Pettini, spazzole e fermagli debbono restare immersi per 1 ora in acqua molto calda e detersivo.

2)   Conservare per 2 settimane in sacchetti di plastica gli oggetti che non possono essere lavati in acqua o a secco, ad esempio giocattoli e peluche.

3)   Il trattamento deve essere ripetuto dopo 7-10 giorni. Occorre cambiare tipologia di  prodotto, dopo tre recidive dell’infestazione.

4)   Al trattamento bisogna far seguire l’uso frequente di un pettine a denti fitti, soprattutto  al fine di rimuovere le lendini. Non porta alcun vantaggio, invece, il taglio dei capelli.

 

Un taglio drastico dei capelli sostiene il Dottor Angelo Milazzo, pediatra e componente della Segreteria regionale SIPPS-Sicilia – non solo rischia di creare disagio nel bambino e, soprattutto, nella bambina, ma nella maggior parte dei casi è un rimedio inutile. Meglio un trattamento corretto, capace di eliminare in modo definitivo i parassiti. Finora la maggiore efficacia è stata dimostrata da: permetrina, piretrine naturali sinergizzate, malathion e da dimeticone, che agisce con un meccanismo di tipo fisico, ‘asfissiando’ il pidocchio. È comunque molto importante che la terapia venga indicata dal pediatra e non da altre figure, neanche dal farmacista”.

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