Utilizzo farmaci negli allevamenti: rischio maggiore resistenza agli antibiotici nell’uomo. Perché

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bacteriophage

L’aggiunta sistematica di questi farmaci ai mangimi favorisce lo scambio di geni per la resistenza agli antibiotici tra batteri dell’intestino degli animali, aumentando il rischio di antibiotico-resistenza anche per gli esseri umani.

L’aggiunta di antibiotici ai mangimi dei suini favorisce una condivisione di geni nei microrganismi dell’apparato gastrointestinale di questi animali che tende a diffondere la resistenza agli antibiotici: è questo il risultato pubblicato sulla rivista on line mBio.

In molte parti del mondo gli allevamenti usano antibiotici regolarmente e non solo per curare gli animali malati. I farmaci antimicrobici, infatti, vengono impiegati come additivi per stimolare la crescita degli animali, secondo una pratica molto conveniente dal punto di vista economico ma che ora è stata bandita nell’Unione Europea ed è al vaglio delle autorità anche negli Stati Uniti.

Nella comunità scientifica da tempo si dibatte sui possibili effetti negativi di una pratica del genere e quest’ultimo studio di Heather Allen e colleghi dell’USDA National Animal Disease Center (NaDC) di Ames, in Iowa, aggiunge preziose informazioni su quello che accade ai microrganismi che popolano il tratto digestivo quando sono esposti a livelli bassi ma continui di antibiotici.

I ricercatori hanno analizzato in che modo due formulazioni di antibiotici, utilizzate come additivi nei mangimi per animali, possano influenzare i profagi (o fagi), segmenti di DNA integrati nel genoma dei batteri che possono comprendere geni per la resistenza agli antibiotici e altri geni utilizzabili dai batteri. I profagi possono separarsi dal DNA batterico in un processo chiamato induzione per poi replicarsi e impacchettarsi come virus. Questi virus fanno esplodere la cellula dall’interno e si muovono poi per infettare altri organismi e per diffondere i propri geni.

Secondo le conclusioni di Allen, quando ai maiali vengono dati antibiotici, il numero effettivo dei geni che nei fagi conferiscono la resistenza rimane costante ma i microrganismi reagiscono ancora alla presenza dei farmaci. I profagi subiscono un significativo incremento nell’induzione quando esposti agli antibiotici, il che sembra suggerire un aumento della mobilità dei geni dei profagi tra i batteri del tratto digestivo degli animali.

 

“L’induzione dei profagi mostra che gli antibiotici stimolano il trasferimento genico”, ha sottolineato Allen. “E’ un elemento significativo, dato che in precedenza si è mostrato che i fagi hanno geni batterici tra cui quelli della resistenza antibiotica”.

 

La maggior parte degli studi che analizzano l’impatto degli antibiotici per gli animali riguardano i batteri dell’intestino, ma i fagi e altri virus veicolano una significativa quantità di informazione genetica tra queste popolazioni batteriche. I geni della resistenza sono la moneta corrente tra i microbi che sperimentano l’effetto dell’antibiotico, quindi seguire il movimento dei geni è presumibilmente più importante che seguire alcuni cambiamenti nelle comunità batteriche.

 

E se i batteri che si trovano negli esseri umani acquistano geni per l’antibiotico resistenza da animali, ci potrebbero essere serie conseguenze per la salute. “Il trasferimento di un gene che potrebbe trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato”, ha concluso Allen. “L’incremento nel trasferimento genico è un evento critico nell’evoluzione dei batteri del tratto intestinale”.

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