Alzheimer: la molecola del buon umore è un aiuto possibile. Sapienza, Università di Roma

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S-adenosilmetionin

Un team di ricercatori ha recentemente scoperto che la S-adenosilmetionina (SAM), una molecola prodotta dall’organismo, nota come principio attivo di farmaci antidepressivi e componente di integratori alimentari, è potenzialmente in grado di migliorare le capacità cognitive di soggetti affetti dalla malattia di Alzheimer.
L’esperimento è stato condotto per ora su modelli animali, ma il successo dei risultati ottenuti fa sperare nella prossima individuazione di una terapia efficace anche per l’uomo.

Lo studio, realizzato dai ricercatori dei dipartimenti di Chirurgia Pietro Valdoni e di Psicologia, in collaborazione con il dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell’Istituto Superiore di Sanità, è stato pubblicato on-line sulla rivista internazionale Neurobiology of Aging.

Studiando la carenza di vitamine del gruppo B e l’aumento dei livelli di omocisteina plasmatica, entrambi fattori di rischio associati all’Alzheimer, i ricercatori hanno notato che questo disequilibrio causava, nelle cavie di topo analizzate, alterazioni nel metabolismo della S-adenosilmetionina.
Questa molecola svolge un ruolo fondamentale nella metilazione del DNA, una delle più importanti modificazioni chimiche del DNA legate a fattori esterni, che determina cambiamenti nel fenotipo degli esseri viventi.
I ricercatori della Sapienza, impegnati negli ultimi 10 anni nello studio sul ruolo dei cosiddetti fattori epigenetici, hanno scoperto che la somministrazione di S-adenosilmetionina annullava il peggioramento indotto dalla carenza di vitamine B e dall’aumento di omocisteina, migliorando molte caratteristiche patologiche normalmente osservabili negli animali malati.

Infatti la S-adenosilmetionina somministrata con la dieta si è rivelata in grado di far diminuire le placche senili di proteina amiloide (responsabili della morte neuronale nei malati di Alzheimer) e di migliorare le capacità cognitive degli animali trattati.
“La nostra speranza – afferma Andrea Fuso del team di ricerca – è che questo studio possa ulteriormente evolvere in un trial clinico per testare l’efficacia della S-adenosilmetionina nei pazienti; i dati ottenuti nel modello animale devono ovviamente essere verificati nell’uomo ma offrono una solidissima indicazione in questo senso”.

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