Cancro: un agente che sopprime le metastasi cerebrali

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Scienziati testano gli effetti del PEDF nel sopprimere le metastasi al cervello e controllare i danni correlati.


Si è fatto molto nel controllo e trattamento del cancro “dal collo in giù”, sostengono i ricercatori del National Cancer Institute americano, tuttavia ancora poco si è fatto nel campo del controllo delle metastasi cerebrali che sono, per molte donne affette da tumore del seno, ancora causa di morte.

Secondo quanto riportato da Cancer Research, una rivista dell’American Association for Cancer Research, la possibilità di intervenire nella riparazione dei danni causati dalle metastasi cerebrali è una delle maggiori sfide nel trattamento del cancro. Ed proprio ciò a cui stanno lavorando la dottoressa Patricia S. Steeg, responsabile della Sezione Tumori Donne presso il National Cancer Institute, Center for Cancer Research.

«Stiamo facendo progressi nel trattamento del cancro dal collo in giù, ma le metastasi cerebrali sono in aumento e sono spesso il motivo principale per cui i pazienti con cancro al seno non sopravvivono», sottolinea Steeg, ricordando che sono davvero pochissimi i farmaci efficaci per il trattamento del carcinoma mammario le cui metastasi si “rifugiano” nel cervello; questo gli scienziati lo chiamano la “barriera emato-encefalica”. Riuscire nell’intento equivarrebbe a curare la malattia impiantata all’interno del cervello .

Per comprendere dunque i meccanismi e gli effetti su malattia e paziente delle metastasi al cervello, i ricercatori hanno utilizzato il PEDF (Pigment Epithelium-Derived Factor), un agente già impiegato nel trattamento di una patologia della vista – la degenerazione maculare – dimostratosi in grado di proteggere i neuroni della retina. Questo agente è stato quindi testato e analizzato per verificarne gli effetti sulle cellule del cancro al seno.
Dai risultati dei test condotti è emerso come il PEDF sia efficace nel sopprimere l’attività delle metastasi cerebrali. Infine, come nel caso della degenerazione maculare, ha protetto e favorito la sopravvivenza dei neuroni del cervello, proteggendolo dai danni indotti dal tumore.

Sebbene i gli scienziati ritengano siano necessari approfondimenti e ulteriori studi per dimostrare in toto l’efficacia del PEDF, sono altresì ottimisti e convinti che ulteriori passi avanti potranno essere fatti seguendo questa direzione che ha già dato i suoi risultati
La Stampa.it

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