“Dolcificanti sicuri”, la parola degli esperti. Ma “sul web” è tossico

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“I dolcificanti non calorici non comportano rischi per la salute”, ma su internet la parola “aspartame” è associata a “tossicità” e a effetti cancerogeni in ben 8 siti e blog su 10.

È quanto emerso nel corso dell’incontro “Dolcificanti intensi non calorici: focus sulla sicurezza d’impiego” promosso dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica e dalla Nutrition Foundation of Italy (Nfi) presso il ministero della Salute.

Aspartame, saccarina o ciclammato non sono tossici, “sono gli ingredienti alimentari più approfonditamente studiati al mondo”, ha affermato Andrea Poli, direttore scientifico Nfi, eppure “se inseriamo la parola chiave ‘aspartame’ nei motori di ricerca possiamo notare che su 10 siti 8 parlano in maniera negativa di questo dolcificante, a volte con toni terroristici” e da un’indagine qualitativa è emerso che ”il 50% associa l’aspartame con la tossicità”.

A fare molto rumore furono nel 2011 due studi che riaprivano i dubbi sull’aspartame, ma l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, chiuse il caso affermando che la sicurezza di questi ingredienti non è in discussione.

Per Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dell’università di Milano, “oggi vi sono adeguate evidenze epidemiologiche che consentono di escludere un’associazione fra saccarina, aspartame e altri dolcificanti non calorici e il rischio di diverse neoplasie comuni”, mentre si possono dire superate le paure legate ad alcune ricerche iniziate negli anni ‘70, “quando studi su animali avevano riscontrato un pericolo elevato di cancro della vescica in più di una generazione di topi trattati con dosi estremamente elevate di saccarina, e studi epidemiologi avevano rilevato associazioni, seppur moderate e non coerenti, con il rischio di tumore alla vescica negli uomini”, ha spiegato durante l’incontro

Di tutt’altro avviso il Codacons che critica fortemente il carattere “assolutorio” dell’iniziativa poiché si tratta di “prodotti dei quali la letteratura scientifica non ha affatto escluso il pericolosità”, secondo il presidente Carlo Rienzi.

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