F.O.F.I. : I farmacisti non accettano gogne mediatiche e intimidazioni

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Per il segretario della Federazione Maurizio Pace, ciò che risulta intollerabile, ed è alla base delle intimidazioni di questi giorni,  è l’attacco mediatico scatenato contro la professione. Evidentemente la linea di confronto e proposta della Federazione ha toccato qualche nervo scoperto .

Roma, 11 gennaio 2012 – “Innanzitutto vorrei esprimere a nome del Comitato centrale la massima solidarietà al presidente Andrea Mandelli e al vicepresidente Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, vittime di atti di intimidazione inqualificabili, che colpiscono  tutta la professione” dice Maurizio Pace, segretario della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani. “Mi sembra evidente a tutti che un gesto di questo tipo prova come le posizioni della Federazione di apertura al confronto su un reale ammodernamento e a un ampliamento della rete delle farmacie, ma netta nell’opporsi a uno smembramento di un servizio che funziona, abbiano toccato qualche nervo scoperto. Ma è bene chiarire subito che la Federazione intende tenere la barra diritta e che questi fatti non spostano di un millimetro la nostra linea di azione”.  Le posizioni della Federazione, ricorda Pace, stanno del resto otten endo, con la sola forza del ragionamento, un significativo riscontro anche da parte di esponenti del Governo. “Ringraziamo il ministro della Salute Balduzzi, per cominciare, che ha chiarito come non si possa dire che ai farmacisti italiani non siano stati chiesti sacrifici, visto che comunque con il passaggio a OTC di molti farmaci di cui l’AIFA sta preparando la lista, ci sarà una ulteriore riduzione del fatturato delle farmacie, che già scontano anche i forti ritardi nei pagamenti da parte delle ASL.

Così come vanno sottolineate le dichiarazioni del Sottosegretario Polillo che, ieri a Ballarò, ha ricordato come la liberalizzazione della distribuzione del farmaco non possa certo essere messa in cima alla lista di quel che serve per far ripartire il paese”. Ma per Pace, al di là delle posizioni politiche, ciò che risulta intollerabile, ed è alla base delle intimidazioni di questi giorni,  è l’attacco mediatico scatenato contro la professione: “Si è cercato un capro espiatorio da additare alle reazioni di una cittadinanza spaventata e colpita dalla recessione. Faccio soltanto un esempio: su un quotidiano, ieri, un commentatore si è permesso di chiedere pubblicamente se i farmacisti si schieravano con gli evasori o con i cittadini per bene. Non lo chieda ai farmacisti: nelle farmacie il 65% del fatturato è costituito da ricette del Servizio sanitario e sui restanti prodotti i farmacisti fanno sempre lo scontrino, proprio perché sanno che i cittadini possono operare delle deduzioni fiscali. E molto spesso è lo stesso farmacista a ricordarlo al paziente”.

 

Secondo il Segretario della Federazione si è anche insistito strumentalmente sul carattere  di monopolio del servizio farmaceutico:”Si denuncia un monopolio di 18000 persone, che diventerebbero molte di più se si adottassero le nostre proposte, senza dire però che laddove si è liberalizzato, dalla Norvegia alla Gran Bretagna, le farmacie sono finite nella quasi totalità nelle mani di due o tre grandi gruppi. E questo che cosa sarebbe? Azionariato popolare? Forse è questo che si vuole,il prevalere del grande capitale sull’iniziativa dei singoli, e soprattutto su un servizio sanitario frutto di una grande riforma che tutto il mondo apprezza, il che spiegherebbe il silenzio assordante di molti settori dell’economia solitamente prodighi di critiche e consigli ai Governi”.  Ora è necessario abbassare i toni: ”Nei giorni scorsi avevamo chiesto un incontro anche al Presidente della Repubblica, che ha&n bsp; ritenuto non fosse il caso di riceverci, proprio per chiedergli di intervenire per ristabilire un clima più sereno. Mi auguro che almeno ora si passi a un confronto diverso. La Federazione è un ente pubblico ausiliario dello Stato e quindi abbiamo il massimo rispetto per le prerogative e il ruolo di Governo e Parlamento, ma crediamo che un paese democratico si regga sul confronto delle idee e sulla capacità di ascolto e, naturalmente, sul rispetto delle leggi che lo Stato si dà. Le gogne mediatiche non hanno nulla a che fare con la democrazia”.

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