I processi cerebrali che rendono NON negoziabili i valori inviolabili

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Le decisioni che coinvolgono principi personali considerati inviolabili vengono elaborate da specifici processi cerebrali, nei quali non interviene il sistema della ricompensa, e che sono distinti da quelli che presiedono alla valutazione del rapporto costo-benefici. Il metodo usato nella ricerca consente di iniziare a rispondere in modo scientifico a questioni relative a come le persone prendono decisioni che coinvolgono valori “sacri” .

I valori personali a cui ci si rifiuta di rinunciare, anche quando viene offerto denaro per farlo, vengono elaborati dal cervello in modo differente da quelli che sono “negoziabili”. A stabilirlo è stata una ricerca condotta da un gruppo di neuroscienziati, antropologi ed economisti della Emory University e dell’Istituto Jean Nicod di Parigi.

“Il nostro esperimento ha scoperto che il regno del ‘sacro’ – che si tratti di una forte convinzione religiosa, di un’identità nazionale o di un codice etico – è un processo cognitivo distinto”, spiega Gregory Berns, direttore del Centro di neuroscienze della politica alla Emory University, che ha diretto lo studio pubblicato sulle “Philosophical Transactions of the Royal Society”.

“Abbiamo ideato un metodo per iniziare a rispondere in modo scientifico a questioni relative a come le persone prendono decisioni che coinvolgono valori sacri, e che ha importanti implicazioni, se si vuole capire meglio che cosa influenza il comportamento umano nei diversi paesi e nelle diverse culture”, spiega Berns. “Stiamo osservando come i valori culturali fondamentali sono rappresentati nel cervello”.

 

I ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per registrare le risposte cerebrali di 32 soggetti nel corso di un esperimento in cui, in una prima fase, veniva chiesto di scegliere fra coppie di dichiarazioni opposte che spaziavano da questioni banali (come “Tu sei un bevitore di tè”) a temi scottanti (come “Tu sei favorevole al matrimonio fra gay”).

Successivamente, i partecipanti avevano la possibilità di mettere all’asta le loro dichiarazioni personali: disconoscendo le scelte precedenti in cambio di soldi reali, potevano cioè guadagnare fino a 100 dollari semplicemente accettando di firmare un documento che affermava il contrario di ciò in cui credevano;

oppure, per le dichiarazioni a cui attribuivano grande valore, potevano ritirarsi dall’asta.

“Se una persona ha rifiutato di prendere i soldi per cambiare una dichiarazione, abbiamo ritenuto che questo valore fosse per loro sacro. Ma se ha preso i soldi, allora considerato che non si ritenessero particolarmente vincolati e che il valore non era sacro.”

I dati di brain imaging hanno mostrato una forte correlazione tra i valori sacri e l’attivazione dei sistemi neuronali associati con la valutazione di ciò che è giusto e sbagliato (la giunzione temporo-parietale sinistra) e con il recupero delle regole semantiche (corteccia prefrontale ventro-laterale sinistra), ma non di quelli relativi al sistema della ricompensa.

L’esperimento ha rilevato anche l’attivazione dell’amigdala, una regione del cervello associata a reazioni emotive, ma solamente nei casi in cui i partecipanti rifiutavano di prendere prendere i soldi in cambio dell’abiura di ciò in cui credono. “Le affermazioni che si chiede di sottoscrivere rappresentano quanto di più ripugnate ci sia per quella persona ed  facile aspettarsi che provochino una maggiore attivazione, il che è coerente con l’idea che quando sono violati i valori sacri si induce l’indignazione morale”.

“La maggior parte delle politiche pubbliche si basa sull’offerta di incentivi e disincentivi”, osserva Berns. “I nostri risultati indicano che è irragionevole pensare che una politica basata sull’analisi costi-benefici possa influenzare il comportamento della gente quando si tratta dei loro valori personali sacri, perché sono elaborati da sistemi cerebrali completamente diversi da quelli per li incentivi.”

I soggetti più attivamente coinvolti in organizzazioni come chiese, gruppi ambientalisti, sportivi o musicali hanno mostrato in generale una più elevata attività in quelle regioni del cervello correlate ai valori sacri: “I gruppi organizzati possono instillare valori più saldamente, attraverso l’uso di regole e norme sociali”, commenta Berns.

Lo studio mostra che “il modo in cui varia la cultura influisce sul nostro cervello, e il modo in cui cambia il nostro cervello influisce sulla nostra cultura. Non è possibile separarli. Ora abbiamo i mezzi per cominciare a comprendere questa relazione, e a porre le basi di un campo relativamente nuovo sul scena globale, quello delle neuroscienze della cultura, osserva Berns.

“Quando cambia la cultura, ciò influisce sul nostro cervello, e quando cambia il nostro cervello, ciò influisce sulla nostra cultura. Non è possibile separare i due aspetti”, commenta Berns che, citando come esempi le battaglie sui diritti riproduttivi delle donne e il matrimonio gay, conclude osservando che nei futuri conflitti fra religione e politica alcune culture sceglieranno di cambiare la loro biologia, e in questo processo, anche la loro cultura.

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