teschio

Gli antropologi hanno a lungo ritenuto che qualsiasi cambiamento nella forma del cranio umano nel tempo avvenisse in modo indipendente, ma una nuova ricerca di un team internazionale di ricercatori mostra che questo potrebbe in effetti non essere vero.

Dopo aver studiato un’eccezionale raccolta di 390 teschi conservata presso il famoso ossario della chiesa cattolica di Hallstatt in Austria, il team, composto da scienziati provenienti da Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti, ha scoperto che i cambiamenti che in precedenza si ritenevano essere avvenuti dopo eventi evolutivi separati potrebbero in realtà essere collegati. Ciò significa che il cranio è in realtà altamente integrato e che una variazione in una sua parte è collegata ad altre variazioni in diverse parti del cranio stesso.

“Abbiamo scoperto che la variazione genetica nel cranio è altamente integrata e che quindi, se una scelta dovesse privilegiare un cambiamento di forma in una parte particolare del cranio, vi sarebbe una risposta con altri cambiamenti in tutto il cranio,” ha detto il dott. Chris Klingenberg, uno degli autori dello studio proveniente dalla Manchester University nel Regno Unito.

I teschi, che erano tutti decorati secondo la tradizione locale, fanno parte di una raccolta di oltre 700 resti ossei. I resti sono tutti decorati con fiori, foglie e croci dipinti; sulla maggior parte dei teschi il nome del defunto era scritto sulla fronte. Gli scienziati hanno fatto un controllo incrociato dei nomi sui teschi sui registri locali relativi a nascite, morti e matrimoni in modo da poter ricostruire i rapporti genealogici della popolazione di Hallstatt a partire dal XVII secolo. Questo ha permesso di compiere delle stime su quanto i geni influenzano la forma del cranio.

Scrivendo nella rivista Evolution, il team spiega come l’integrazione morfologica determinata in modo genetico orienti l’evoluzione della forma del cranio negli esseri umani.

“In questo tipo di scenario evolutivo sarebbe diverso cambiare o alterare un elemento senza alterare anche gli altri,” spiega uno degli autori dello studio, Miquel Hernàndez dell’Università di Barcellona in Spagna. Poi approfondisce dicendo: “Tradizionalmente gli esperti hanno studiato come la selezione agisce su un tratto specifico. In pratica, tuttavia, i vari tratti sono tutti collegati. Il concetto chiave è l’integrazione morfologica: se noi cambiamo uno degli elementi nella forma del cranio, cambia anche la struttura generale, e ad essere privilegiati sono soltanto quei cambiamenti che seguono lo schema morfologico.”

Il team ha usato metodi di morfometrica geometrica e di genetica quantitativa per studiare la forma del cranio umano, utilizzando le coordinate tridimensionali di 29 punti di riferimento anatomici per creare mappe morfologiche e simulare una serie di scenari in cui differenti tratti chiave vengono selezionati durante il processo evolutivo degli esseri umani moderni. Un altro autore dello studio, Neus Martínez-Abadías dell’Università di Barcellona, commenta: “Uno degli aspetti più innovativi di questo studio è l’uso di una metodologia che ci permette di analizzare la struttura del cranio nel suo insieme e di quantificare l’impatto dell’integrazione morfologica. Ciò significa che non siamo costretti a studiare separatamente ciascun tratto come se l’evoluzione fosse un processo distribuito.”

L’autrice dello studio Mireia Esparza, anche lei dell’Università di Barcellona, spiega in che modo il loro studio supporta le tesi che portano a considerare in modo diverso gli scenari evolutivi dell’uomo moderno: “L’evoluzione agisce come un processo integrato e i tratti specifici non si evolvono mai in modo indipendente. Nel caso del cranio, i cambiamenti evolutivi sono confluiti in questo schema morfologico. Perciò, noi non possiamo semplificare le cose e studiare la risposta alla selezione di un singolo tratto isolato, poiché, anche se è probabile che sia stato influenzato dal fattore di selezione in questione, esso è anche vincolato dai fattori che influiscono su altre parti del cranio.”

Per maggiori informazioni, visitare:

Manchester University:
http://www.manchester.ac.uk/

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