Statine efficaci anche nella prevenzione dell’ictus
Le statine sembrano essere efficaci anche nella prevenzione dell’ictus oltre che nella riduzione del colesterolo
Le preziose statine, negli ultimi anni oggetto di molte ricerche – e di business da parte di alcune aziende alimentari che le aggiungono ai più svariati alimenti – sembrano essere implicate anche nella prevenzione dell’ictus in soggetti predisposti.
Questi elementi, infatti, non solo confermano il loro ruolo positivo nella riduzione del colesterolo LDL, cosiddetto “cattivo”, ma anche nel miglioramento della coagulazione sanguigna.
Le persone che hanno il colesterolo molto alto, si sa, sono considerati soggetti ad alto rischio di ictus a causa dei coaguli sanguigni che impediscono il normale afflusso di sangue a cuore e cervello.
Secondo uno studio condotto dall’Università del Nord Carolina (Usa), le statine divengono un elemento indispensabile proprio nella riduzione della coagulazione sanguigna che, insieme alla diminuzione del colesterolo, divengono oltremodo un rimedio molto importante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Per arrivare a tali conclusioni, sono stati eseguiti degli esperimenti su modello animale (scimmie e topi) che avevano lipidi ematici particolarmente elevati. I ricercatori hanno trovato che i livelli alti di LDL (lipoproteine a bassa densità) ossidati inducono una molecola chiamata “fattore tissutale” che, a sua volta, innesca la coagulazione.
Questo genere di lipoproteine, come sappiamo da molto tempo, sono collegate a un rischio particolarmente elevato di malattie cardiache, in parte contrastato da un’elevata presenza di HDL, ovvero di lipoproteine ad alta densità. Ma le HDL non sono le uniche “amiche” del cuore, per fortuna ci sono anche le statine.
«Le statine hanno dimostrato di avere attività antitrombotica in diversi precedenti studi. Tuttavia, credo che il nostro studio sia il primo a chiarire come le statine riducano effettivamente l’attivazione del processo di coagulazione del sangue, indipendentemente dalla loro attività ipolipemizzante [riduzione dei lipidi]», spiega il professore di ematologia, Nigel Mackman.
Lo studio, riportato sul Journal of Clinical Investigation, offre quindi una nuova speranza ai soggetti a rischio di malattie cardiovascolari che, in seguito al consiglio del loro medico circa dosi e modalità, potranno assumere delle statine al fine di proteggersi – per quanto possibile – dai rischi dell’ipercolesterolemia.
(La Stampa)