Un anticoagulante esporrebbe ad un maggiore rischio d’infarto
Un anticoagulante, il Pradaxa, potrebbe aumentare il rischio di attacco di cuore. Lo affermano alcuni ricercatori della Cleveland Clinic, in Ohio, dopo aver esaminato sette studi che coinvolgono il Pradaxa che hanno complessivamente riguardato piu’ di 30.000 pazienti.
La ricerca e’ stata pubblicata sugli Archives of Internal Medicine. I ricercatori hanno trovato che il Pradaxa era associato ad un aumento del rischio di infarto o di una sindrome coronarica acuta rispetto ad altri due fluidificanti del sangue di uso comune (Warfarin e l’Enoxaparina). Tra coloro che hanno usato il Pradaxa, l’1,19 per cento ha avuto un attacco di cuore o ha sofferto da sindrome coronarica acuta rispetto allo 0,79 per cento di coloro che hanno adottato un altro farmaco. Anche se c’e’ stato un aumento del 33 per cento del rischio relativo di un attacco di cuore tra coloro che adottavano il Pradaxa, il rischio assoluto maggiore e’ stato dello 0,27 per cento. Il farmaco e’ stato approvato dalla US Food and Drug Administration nel mese di ottobre 2010 per le persone con un problema molto comune del ritmo cardiaco, la fibrillazione atriale.
Le persone con fibrillazione atriale sono esposte a un piu’ alto rischio di ictus, cui spesso vengono prescritti farmaci per prevenire la coagulazione. Il Pradaxa e’ spesso prescritto come alternativa al Warfarin, un farmaco c he e’ stato utilizzato per lungo tempo ma che puo’ aumentare il rischio di sanguinamento e che pertanto e’ difficile da dosare correttamente. ”Tuttavia, il beneficio del farmaco per i pazienti con fibrillazione atriale supera il rischio”, ha detto Ken Uchino, direttore del Vascular Neurology Fellowship Training Program presso la Cleveland Clinic. Sulle ragioni per cui il Pradaxa sia associato a un aumento del rischio di attacco di cuore non e’ ancora stata fatta chiarezza. ”E’ possibile – ha concluso Uchino – che il farmaco non aumenti il rischio di attacco cardiaco direttamente, ma attraverso reazioni indirette”.�I produttori del farmaco (Boehringer Ingelheim) si difendono. ”Non siamo d’accordo con la conclusione e il metodo usato per questa meta-analisi – ha detto John Smith, vice presidente senior per lo sviluppo clinico della multinazionale – sulla base di tutti i dati, concludiamo che l’attacco di cuore non e’ una conseguenza avversa del trattamento con il Pradaxa”.