Calcoli renali: arriva dallo spazio la tecnologia ad ultrasuoni
Una tecnica in uso per gli astronauti potrebbe presto essere utilizzata nel trattamento dei calcoli renali in alternativa all’intervento chirurgico
Per rimuovere i calcoli renali, oggigiorno, o si bevono grandi quantità d’acqua o si deve ricorrere all’intervento chirurgico.
Nel primo caso, che funziona a volte sì e a volte no, le pietruzze sono sollecitate a essere espulse per mezzo dell’urina. Nel secondo, come è ovvio, sono asportate chirurgicamente.
Ma per tutti coloro che soffrono di calcoli ai reni potrebbe essere presto disponibile un’alternativa ai due metodi succitati. Si tratta di una tecnologia a ultrasuoni in uso al National Space Biomedical Research Institute (NSBRI), e che viene impiegata per gli astronauti che, data la loro particolare situazione, sono più soggetti alla disidratazione e altri fattori che aumentano il rischio di sviluppare i calcoli ai reni.
Il metodo consiste nell’individuare con un’avanzata ecografia a ultrasuoni – chiamata “Twinkling Artifact” – la presenza dei calcoli e poi con lo stesso metodo a ultrasuoni spingere queste pietruzze a trovare la via di fuga attraverso l’urina. Un po’ come il metodo del bere, ma più efficace.
«Abbiamo una macchina diagnostica a ultrasuoni che ha una capacità maggiore di individuare i calcoli renali corpo – spiega nel comunicato NSBRI il dott. Michael Bailey, ingegnere – Abbiamo anche la facoltà di utilizzare questi ultrasuoni proprio attraverso la pelle per spingere le piccole pietre o pezzi di pietre verso l’uscita del rene, in modo che passino [attraverso] naturalmente, evitando l’intervento chirurgico».
Questa tecnologia permette di individuare con esattezza la presenza e l’ubicazione dell’eventuale calcolo nel rene. Dopo di che, si può decidere di intervenire, sempre con questo metodo a ultrasuoni.
«Presentiamo la pietra in modo che sembra che stia brillando, in un’immagine in cui l’anatomia è in bianco e nero, con una pietra dai colori vivaci o più pietre colorate – sottolinea Bailey – Una volta che sono state individuate le pietre, l’operatore della macchina a ultrasuoni può selezionare una pietra da colpire, e poi, con la semplice pressione di un pulsante, inviare un’onda a ultrasuoni concentrata, di circa mezzo millimetro di larghezza, per muovere la pietra verso l’uscita del rene».
I ricercatori fanno inoltre notate che il calcolo si muove di circa un centimetro al secondo.
I vantaggi di questa avanzata tecnologia non si fermano al solo favorire l’espulsione dei calcoli al rene, divenendo un’alternativa all’intervento chirurgico, ma trova il suo impiego anche se si dovesse optare per l’intervento chirurgico: in questo caso questa metodica a ultrasuoni può essere utilizzata per “ripulire” dopo l’operazione.
Infine, gli scienziati Michael Baley e Larry Crum dell’Applied Physics Laboratory of the University of Washington (APL-UW) illustrano altre applicazioni di questa tecnica a ultrasuoni che possono essere utili nell’arrestare le emorragie interne e persino asportare o distruggere tumori.
«Prevediamo una piattaforma tecnologica che possiede un’architettura aperta. E’ basata su un software e può utilizzare gli ultrasuoni per una varietà di applicazioni. Non solo per la diagnosi, ma anche per la terapia», ha concluso il dottor Crum.
La Stampa.it