Disturbi metabolici e obesità: implicazione anche dei batteri intestinali

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Non solo la passione per il cibo, la scarsa attività fisica e i cattivi stili di vita. L’obesità e i disturbi matabolici potrebbero essere la conseguenza di alcune modificazioni nella flora batterica intestinale.

A rivelarlo è Antonio Gasbarrini, componente dell’European Association of Gastroenterology Endoscopy and Nutrition (Eagen), intervenuto al Congresso internazionale ‘Aidpit-Epita’ a Innsbruck.
Secondo lo specialista, “dai risultati degli ultimi studi condotti sui topi emerge che le modificazioni intervenute nella flora batterica intestinale possono anche avere importanti implicazioni sullo sviluppo di massa grassa, insulino-resistenza e infiammazione a bassa intensità”.
Dalle prime considerazioni scientifiche su queste ricerche le persone obese sembrano avere “livelli diversi di qualche tipo di batterio intestinale – spiega Gasbarrini – rispetto ai soggetti non-obesi. Una condizione che può influire sul loro modo di elaborare diversi cibi. In futuro, potrebbe essere possibile individuare il profilo specifico del microbiota associato ad un rischio di malattia metabolica attraverso l’uso di prebiotici, probiotici o antibiotici mirati”.

Gasbarrini riconosce a questi studi condotti sugli animali “il valore di essersi rivelati particolarmente utili per la comprensione della patogenesi dell’obesità e – sottolinea – di suggerire l’acquisizione di nuovi potenziali metodi per combattere questa condizione in futuro”.
Nell’intestino degli esseri umani si trovano molte specie differenti di microrganismi che vivono in simbiosi, talvolta sono definiti con il termine ‘microbiota intestinale’. Nell’uomo è costituito da almeno 1.014 batteri (pari ad un peso complessivo di 1,5 kg) e fino a 2.000 specie batteriche diverse. Se il microbiota intestinale è specifico per ogni singolo individuo, esiste tuttavia un ‘core’ di microbi (microbioma) che può essere considerato comune ai membri di una famiglia, indipendentemente dai diversi ambienti.
Secondo Gasbarrini, “gli obesi hanno nel proprio microbiota intestinale meno diversità e vie metaboliche alterate. Ad esempio nei topi – avverte l’esperto – questi cambiamenti sembrano portare a un aumento dell’estrazione calorica dal cibo ingerito, delle riserve energetiche immagazzinate e dell’insulino-resistenza. Nonché – conclude – a un incremento dell’infiammazione cronica a bassa intensità nel tessuto adiposo. Una condizione che caratterizza sia l’obesità sia l’insulino-resistenza”.

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