I danni cardiaci dopo un infarto, riparati con cellule staminali
L’infusione di cellule staminali cardiache ottenute dal tessuto cardiaco del paziente con una procedura limitatamente invasiva permette una riduzione del tessuto cicatriziale e la sua sostituzione con quello funzionale rigenerato
Lo studio ha valutato 25 pazienti, di età media di 53 anni, 8 dei quali hanno ricevuto cure standard, mentre 17 hanno ricevuto infusioni di aggregati cellulari (o cardiosfere) derivati da cellule staminali cardiache (CDC), ossia particolari cellule staminali cardiache create a partire da tessuto del cuore del paziente stesso.
La procedura, minimamente invasiva, prevede la rimozione, attraverso un catetere e sotto anestesia locale, di piccole porzioni di muscolo cardiaco vitali (delle dimensioni di circa metà di un acino d’uva), poi utilizzato per la creazione di cellule staminali cardiache. Successivamente ogni paziente ha ricevuto una infusione di circa 12-25 milioni di proprie cellule staminali. I pazienti così trattati hanno manifestato una riduzione delle dimensioni del tessuto cicatriziale in media del 50 per cento, riduzione invece del tutto assente nei controlli.
Quattro pazienti del gruppo trattato con le cellule staminali ha successivamente sofferto di eventi avversi gravi, con una percentuale più elevata rispetto ai controlli, fra i quali si è avuto solo un episodio analogo, ma di questi quattro eventi solo uno è stato considerato come possibilmente correlato al trattamento.
“Questa scoperta – affermano gli autori della ricerca , diretta da Eduardo Marban – sfida la convinzione tradizionale che, una volta stabilitasi, una cicatrice cardiaca sia permanente e che, una volta perso, il muscolo cardiaco sano non possa essere ripristinato.”
“Abbiamo dimostrato l’infusione intracoronarica
di CDC autologhe dopo infarto miocardico è sicura, garantendo il passaggio dello studio di questa terapia alla fase 2. L’aumento senza precedenti osservato nei parametri vitali del muscolo cardiaco sono coerenti con la terapia rigenerativa e meritano ulteriore valutazione clinica.”