Infezioni batteriche e l’efficacia antibiotica del miele
L’utilizzo del miele si è rivelato efficace contro lo Streptococcus pyogenes e i batteri che causano infezioni croniche in ferite che non guariscono. Lo studio che ne conferma l’attività antibiotica.
Ci sono ferite o lesioni della pelle che guariscono in fretta; altre che fanno fatica o che non riescono proprio a guarire. In questo casi spesso si ricorre agli antibiotici che, tuttavia, non sono esenti da effetti indesiderati come, per esempio, la resistenza.
Poter dunque contare su un rimedio che possa essere efficace e al tempo privo di effetti collaterali potrebbe di certo essere la soluzione migliore. E, a quanto sembra, questa soluzione potrebbe trovarsi in un prodotto naturale come il miele – quello di Manuka, per la precisione.
Ad aver sperimentato l’efficacia di questo miele nel trattare lo Streptococcus pyogenes – un batterio che si trova normalmente nella pelle normale, il quale è però spesso associato alle lesioni croniche, che non guariscono – sono stati i ricercatori della Cardiff Metropolitan University (Uk) che hanno scoperto come il miele di Manuka fosse in grado di distruggere il biofilm creato dai batteri.
Il biofilm che si forma a seguito dell’aggregazione da parte dei batteri che infettano le ferite è il principale ostacolo alla guarigione poiché forma una barriera in grado di ostacolare l’azione dei farmaci, trasformando la lesione cutanea in una infezione cronica. Riuscrire dunque a disgregare questo biofilm è il primo passo per poter curare la lesione o ferita.
Il miele di Manuka si è così dimostrato attivo nel distruggere questa barriera anche quando del tutto formata e, in più, ha impedito ai batteri di iniziare a legarsi ai costruenti del tessuto della ferita.
Da tempo sono riconosciute le proprietà antibatteriche di questo tipo di miele che viene prodotto dalle api che raccolgono il nettare dalle piante dell’albero di Manuka che cresce spontaneo in Nuova Zelanda e Australia. Si ritiene sia attivo contro oltre 80 specie di batteri, sebbene gli scienziati abbiano ancora del tutto compreso il suo meccanismo di azione. Qualcosa in più tuttavia ora si sa, e questo grazie alla dottoressa Sarah Maddocks, che ha coordinato questo nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Microbiology.
«Le molecole sulla superficie dei batteri si attaccano alla fibronectina umana, ancorando i batteri alla cella. In questo modo l’infezione avanza e il biofilm si sviluppa – spiega Maddocks – Abbiamo scoperto che il miele ha ridotto l’espressione di queste proteine di superficie dei batteri, inibendo il legame alla fibronectina umana, rendendo meno probabile la formazione del biofilm. Si tratta di un meccanismo realizzabile mediante il quale il miele di manuka minimizza l’avvio di infezioni della ferita acuta e anche l’instaurarsi di infezioni croniche».
I risultati incoraggianti hanno fatto sì che i ricercatori puntassero l’attenzione anche al trattamento dell’infezione causata da altri tipi di batteri come lo Pseudomonas aeruginosa e lo Staphylococcus aureus meticillina-resistente (MRSA). Se anche questi test confermeranno l’attività antimicrobica del miele, si aprono nuove prospettive nella cura in modo naturale delle lesioni e ferite, sia acute che croniche.