Trattamanto melanomi: cure efficaci e personalizzate
Per trattare il melanoma esiste una cura efficace e personalizzata. I pazienti: “i nuovi trattamenti siano subito disponibili”
Esiste una cura che «migliora la sopravvivenza nella fase avanzata ed è efficace in pochi giorni», afferma il professor Paolo Ascierto presidente della Fondazione Melanoma, dell’Unità di Oncologia Medica e Terapie Innovative dell’Istituto ‘Pascale’ di Napoli.
Da più parti si ritiene necessario abbreviare i tempi affinché le terapie innovative per il trattamento del melanoma siano immediatamente disponibili per i pazienti. Gli esperti infatti ritengono che non si possa ritardare ulteriormente l’accesso a queste armi efficaci nel combattere il tumore.
La legittima richiesta sarà presentata il prossimo aprile a Bruxelles al Parlamento europeo da una delegazione di pazienti, guidata da Antonio Brancaccio della Fondazione Melanoma.
Anche in Italia il melanoma – una forma di cancro della pelle particolarmente aggressiva – colpisce molte persone con 7.000 nuove diagnosi ogni anno e 1500 decessi.
«Oggi assistiamo a una svolta nel trattamento – spiega il prof. Ascierto – Nel 50% dei casi di melanoma è presente la mutazione di una proteina, il gene BRAF V600, che svolge un ruolo chiave nello sviluppo del tumore. Vemurafenib è la prima ed unica molecola personalizzata ad aver mostrato di migliorare la sopravvivenza in pazienti affetti da melanoma metastatico positivo alla mutazione del gene BRAF. Agisce in modo mirato sulla proteina spegnendola e bloccando così l’evoluzione del cancro. È il primo caso di terapia personalizzata di così ampia portata in oncologia. Per individuare i pazienti candidati a questo nuovo trattamento è necessario effettuare un test molecolare per verificare la presenza della mutazione del gene. Gli effetti della molecola sono visibili in pochi giorni e il paziente ne trae un beneficio immediato: gli esami mostrano infatti una regressione tumorale dal punto di vista metabolico».
A dicembre 2011 Vemurafenib ha riscosso l’opinione positiva del Comitato europeo per i medicinali per uso umano e ora, entro breve, si attende l’approvazione della Commissione europea.
«Chiediamo che sia consentito quanto prima l’accesso anche in Italia ai trattamenti innovativi per i pazienti affetti da questa malattia mortale – specifica Antonio Brancaccio, responsabile dell’Area Pazienti della Fondazione Melanoma – Poi a Bruxelles affronteremo anche il problema della mancanza di finanziamenti per la ricerca e la prevenzione, aspetti di vitale importanza quando si parla di queste patologie».
Di terapie mirate se ne discute oggi a Napoli nel corso del convegno “International expert panel on new melanoma pathways: The Target Therapy Approach”, promosso dalla Fondazione Melanoma e dal “Pascale”, con la partecipazione dei più importanti esperti internazionali.
«L’Istituto conferma la sua capacità di attrarre “cervelli” – afferma il prof. Tonino Pedicini, direttore generale dell’ospedale partenopeo – Siamo un centro di riferimento per la lotta al melanoma non solo per il Mezzogiorno ma anche per tutta l’Italia. Il livello di eccellenza raggiunto è confermato dalla nostra produzione scientifica: ogni anno pubblichiamo circa 10 ricerche su riviste internazionali che hanno come tema proprio la terapia di questa neoplasia. E stiamo conducendo ben 12 studi che riguardano in particolare la fase metastatica della malattia».
«È di fondamentale importanza sottolineare che questi moderni approcci dell’individuazione del paziente e della risposta terapeutica su misura possono essere applicati con successo soltanto in quei centri, come il ‘Pascale’, che hanno accumulato una grande esperienza nel corso della propria storia – aggiunge il prof. Nicola Mozzillo, Direttore del Dipartimento Melanoma e Tessuti Molli del ‘Pascale’ – Grazie a una diagnosi precisa e a una selezione accurata, circa il 15-25% delle persone colpito da melanoma in fase avanzata può essere operato con successo. Inoltre la tecnica del linfonodo sentinella, con cui si può verificare se il tumore è localizzato, ha permesso di ridurre di circa l’80-85% gli interventi chirurgici molto aggressivi. Le difficoltà che affrontiamo per sconfiggere questa malattia sono quelle di sempre: una incompleta e frammentata comprensione della patologia e della sua biologia immunitaria. Le prospettive sono, comunque, molto promettenti perché stanno emergendo nuovi concetti che riformulano in maniera chiara l’inquadramento della neoplasia e suggeriscono innovative strategie terapeutiche. In particolare si afferma con forza l’idea che il trattamento del melanoma richiederà la combinazione di terapie che possano attaccare la malattia da diversi fronti».
Di fondamentale importanze è poi la collaborazione multidisciplinare nella gestione del paziente colpito da questa neoplasia. E qui, il “Dipartimento melanoma e tessuti molli” rappresenta una vera e propria task force multidisciplinare composta da specialisti provenienti da diverse aree.
Non quindi una “semplice” divisione, ma si tratta di un effettivo dipartimento di patologia.
Il melanoma colpisce sempre in maggior misura e i tassi differiscono da regione a regione. Nello specifico, le più interessate sono le regioni settentrionali con la maggiore incidenza, seguite da quelle del Centro e del Sud. Anche l’età dei malati si sta abbassando progressivamente. Dieci anni fa i giovani rappresentavano solo il 5% dei casi. Oggi il 20% dei casi viene riscontrato in pazienti di età compresa tra 15 e 39 anni.
«Il motivo – conclude il prof. Ascierto – è riconducibile agli errori compiuti in passato, in particolare all’abitudine a una scorretta esposizione solare durante l’infanzia. I malati di oggi sono i bambini di ieri che hanno accumulato nel corso degli anni una serie progressiva di eritemi solari».