Cancro al seno: il progresso attraverso la radioterapia

Diagnosi precoce, chirurgia conservativa e radioterapia: sono questi i tre “strumenti” che, negli ultimi decenni, hanno fatto sì che “la prognosi del carcinoma della mammella sia stata completamente modificata sia in termini di qualità della vita – grazie alla conservazione della mammella – sia in termini di aspettativa di vita – la sopravvivenza è infatti nettamente aumentata rispetto agli anni ’80-’90”.

“Fino a 15-20 anni fa – spiega lo studioso – la terapia comportava l’asportazione di tutta la mammella (mastectomia radicale) provocando una mutilazione importante. Dagli anni ’80 – dobbiamo dare merito al Prof. Veronesi di essere stato colui che ha introdotto questo nuovo modo di curare il cancro alla mammella – si toglie solo il quadrante sede della neoplasia e, anziché asportare tutta la mammella, si effettua la radioterapia – definita adiuvante – che va a distruggere eventuali piccoli residui neoplastici, ottenendo quindi gli stessi risultati che prima si ottenevano con la mastectomia radicale”.
Nel trattamento del cancro al seno, con l’affiancamento della radioterpia alla chirurgia si è ottenuto negli utlimi due decenni “un miglioramento nell’aspetto psicosomatico delle pazienti – conclude Maurizi Enrici -. Non avendo più lo spauracchio della mutilazione, le donne si sottopongono più facilmente ai programmi di screening e questo fa sì che ci troviamo sempre più spesso a trattare pazienti quando il tumore è ancora molto piccolo. Questo ci ha permesso un ulteriore miglioramento dei risultati”.