Come l’ipotermia protegge dopo l’ictus da danni cerebrali
I danni provocati al cervello da un ictus sono spesso gravissimi. Questo a causa della carenza di ossigeno (ipossia) che manda in sofferenza le diverse aree cerebrali. L’unico modo per evitare questi danni e’ intervenire immediatamente sul coagulo di sangue che impedisce l’apporto di sangue e di ossigeno al cervello. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista BioMed Central Experimental & Translational Medicine dimostra che l’ipotermia lieve (34 gradi centigradi) puo’ ridurre gli effetti collaterali durante le prime 24 ore dopo il verificarsi di un ictus, nonche’ aumentare le possibilita’ di intervenire per mezzo dell’attivatore tissutale del plasminogeno (tPA). Quando un coagulo di sangue blocca il flusso di plasma nel cervello (ictus ischemico) la parte bisognosa di ossigeno inizia rapidamente a morire. Al fine di evitare danni significativi la tPA deve essere prestata al paziente il piu’ presto possibile dopo l’insorgenza dei sintomi, al massimo entro le prime quattro ore e mezza. Un team di ricercatori dell’Universita’ di Erlangen, guidati da Rainer Kollmar, ha verificato se una condizione di lieve ipotermia puo’ rivelarsi utile nell’evitare danni al cervello attraverso una serie di esperimenti effettuati sui topi.
I ricercatori hanno scoperto che mentre l’ipotermia ha ridotto la quantita’ di gonfiore dei tessuti cerebrali danneggiati da un ictus, la tPA (somministrata 90 minuti dopo l’evento patologico) ne ha determinato un aumento. “In tutti i casi verificati – ha spiegato Kollmar – l’ipotermia si e’ mostrata in grado di compensare gli effetti collaterali di tPA”. Preliminari studi clinici stanno cominciando a mostrare che e’ possibile trattare i pazienti che hanno avuto un ictus anche combinando ipotermia e tPA. “I nostri risultati – ha concluso lo scienziato tedesco – suggeriscono che l’ipotermia puo’ compensare gli effetti collaterali del tPA, mentre solo ulteriori studi mostreranno se e’ anche in grado di aumentare la finestra temporale per le opportunita’ di intervento con tPA”.