Influenza: il meccanismo con cui il virus viola le sicurezze dell’organismo

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I ricercatori hanno identificato un nuovo meccanismo attraverso il quale il virus influenzale “manomette” alcuni elementi chiave nella regolazione della risposta antivirale dell’organismo, per passare inosservato e rimanere il più a lungo possibile nell’ospite
di ALESSIA MANFREDI
UN VIRUS trasformista, maestro nell’arte di mimetizzarsi e alla continua ricerca di nuove tattiche per sopravvivere il più a lungo possibile, sotto traccia, nell’organismo ospite.

E che invece di tentare di sconfiggere il sistema immunitario, prova ad ingannarlo: è uno dei punti di forza dell’influenza, tanto difficile da combattere proprio perché il virus che la provoca cambia frequentemente, rendendo inutili gli anticorpi sviluppati nella stagione precedente. Ora un gruppo di ricercatori della Rockefeller University di New York guidato da Alexander Tarakhovsky, a capo del laboratorio di Lymphocyte signaling, ha identificato un nuovo meccanismo attraverso il quale il virus influenzale “manomette” alcuni elementi chiave nella regolazione della risposta antivirale dell’organismo, per passare inosservato e rimanere il più a lungo possibile nell’ospite.

I risultati dello studio, pubblicato su Nature, mostrano che una proteina del virus dell’influenza stagionale, chiamata NS1 – che non è strutturale ma si esprime solo quando è in atto un’infezione – “imita” una componente essenziale del meccanismo di regolazione genica, riuscendo in questo modo a bloccarne la funzione antivirale e a mettere ko i meccanismi di difesa dell’organismo infetto. Un’osservazione che ha implicazioni importanti per permettere di comprendere meglio il virus a livello biologico, la sua patogenicità, e allo stesso tempo individuare nuovi bersagli terapeutici.

La proteina NS1 varia nei diversi virus influenzali, in particolare nella sua parte finale, o coda. ll virus dell’H1N1, responsabile della pandemia del 2009, ad esempio, non ce l’ha affatto. E i ricercatori ipotizzano che sia proprio questa particolarità uno dei segreti del successo del virus, permettendogli di rimanere nell’organismo ospite il più a lungo possibile. NS1, mostra lo studio, risulta molto simile ad una proteina umana essenziale per diverse funzioni, fra cui quella antivirale: l’istone, che si trova nel nucleo della cellula. Anche l’istone ha una “coda”, che regola diverse funzioni cellulari fra cui l’attivazione della risposta ad un danno, virale o di altra natura. In pratica, NS1 contiene la stessa sequenza di aminoacidi della coda dell’istone. Osservando questa similarità, Tarakhovsky e colleghi hanno scoperto che il virus influenzale usa la tattica del mimetismo molecolare, utilizzando NS1 per legare complessi di proteine che normalmente attiverebbero nella cellula la risposta all’infezione, bloccandone il meccanismo.

“E’ come se in questo modo il virus schiacciasse il pedale del freno alla cellula che cerca di contrastare l’infezione”, spiega da New York Ivan Marazzi, post doc al laboratorio di Tarakhovsky e primo autore dello studio. Trentacinque anni da compiere a giorni, Marazzi ha lasciato l’Italia da una decina d’anni e dopo un dottorato a Friburgo e un anno sabbatico in centro America è approdato alla Rockefeller University con una grande passione per la scienza, qualche rimpianto e nostalgia per l’Italia ma pochi per l’ambiente lavorativo nostrano. Ora il lavoro su Nature “corona una fatica di dieci anni, non facili, ma è davvero una grande soddisfazione”, racconta. “Mimetizzandosi a livello molecolare, NS1 ‘imita’ la coda dell’istone, guadagnando in questo modo la chiave per accedere ai livelli più profondi del meccanismo di regolazione genica”, spiega il ricercatore, “sfruttandolo così a proprio vantaggio per contrastare la lotta all’infezione”.

Uno dei prossimi passi dei ricercatori sarà quello di studiare se proprio queste diversificazioni nella coda aiutino il virus a mantenere una presenza più a lungo nell’uomo o negli organismi animali. Ed i risultati dello studio suggeriscono anche nuovi bersagli per mettere a punto nuovi farmaci, in particolare un complesso di proteine chiamato PAF1C, con cui interagisce NS1. “E’ il virus stesso a indicare le proteine essenziali per bloccare l’infezione”, e alcune di queste risultano essere implicate anche nella genesi dei tumori. Come emerso da uno studio precedente dello stesso team, è possibile sintetizzare inibitori chimici che possono essere usati nella terapia anti-infiammatoria e antitumorale. Conclude il ricercatore: “Il virus ci permette di individuare nuove strategie ‘epigenetiche’, di inibire cioè gli interruttori che regolano le risposte molecolari senza toccare il DNA, limitando i danni per l’organismo”.
Repubblica.it

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