L’adrenalina non ha effetti benefici sul cervello somministrata in rianimazione per arresto cardiaco
L’adrenalina somministrata come primo tentativo di rianimazione per un arresto cardiaco non ha effetti positivi sul cervello nel lungo periodo. I ricercatori della Kyushu University of Medicine scrivono sul Journal of American Medical Association, infatti, che le persone il cui cuore ha smesso di battere improvvisamente e che in ambulanza hanno ricevuto una dose di adrenalina, hanno meno probabilita’ di restare in vita e senza danni al cervello dopo un mese dall’episodio patologico. “La nostra scoperta dimostra che la somministrazione di adrenalina salva il cuore, ma non il cervello”, ha scritto l’autore Akihito Hagihara. “Abbiamo esaminato circa 417 mila casi di arresto cardiaco trattati dai Emergency Medical Services (Ems) e portati di urgenza in ospedale tra il 2005 e il 2008.
E abbiamo scoperto – ha continuato – che le persone trattate con adrenalina avevano meno della meta’ delle probabilita’ di sopravvivere un mese dopo l’arresto. Solo circa un quarto dei pazienti, infatti, riusciva a vivere autonomamente con limitati problemi neurologici un mese piu’ tardi, rispetto a quasi la meta’ di quelli non trattati con adrenalina in ambulanza”. E Clifton Callaway dell’Universita’ di Pittsburgh, che ha scritto un commento pubblicato accanto allo studio ha precisato: “E’ importante nel curare i pazienti non soltanto arrivare al pronto soccorso in tempo ma arrivarci bene e, in particolare, tornare a casa sani. Quando agiamo in emergenza dobbiamo considerare ugualmente le conseguenze negative sugli altri organi nel lungo periodo”.
E al posto dell’adrenalina cosa diamo ai pazienti?