Sclerosi Laterale Amiotrofica: scienziati convergono sulle stesse conclusioni circa i meccanismi della malattia

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Quando immaginiamo in che modo i risultati della ricerca possono cambiare la società o aiutarci a ridefinire i confini della scienza medica noi pensiamo alla dimostrazione di un’ipotesi o alla decifrazione di un codice, ma a volte anche la ricerca che confuta una teoria può essere molto positiva, poiché in questo modo gli scienziati possono eliminare una delle tante ipotesi e non sprecare anni esaminando dei vicoli ciechi. E un team di ricercatori tedeschi ha appena fatto esattamente questo.

Scrivendo nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), il team ha confutato un’ipotesi ampiamente accettata riguardante una fase causativa nelle malattie neurodegenerative. Questi risultati si occupano in modo specifico di modelli animali della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) umana, conosciuta anche come malattia dei motoneuroni, ma le scoperte hanno anche implicazioni per altre malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer o la malattia di Huntington.

Il loro lavoro è stato supportato dal progetto iPSoALS (“Modeling sporadic ALS in motor neurons by genetic reprogramming of patient skin fibroblasts”), che è stato finanziato nell’ambito dello Schema ERA-NET Neuron da 2 milioni di euro del Settimo programma quadro (7° PQ).

Uno dei modi in cui si manifestano le malattie neurodegenerative è la perdita di assoni, che sono essenzialmente le linee di trasmissione dei segnali elettrici nelle singole cellule nervose, e di sinapsi, che sono i siti chiave per la comunicazione tra di loro. In passato, questi danni erano stati attribuiti a delle insufficienze nel trasporto bidirezionale di organelli, come ad esempio le centrali energetiche intracellulari chiamate mitocondri, lungo gli assoni delle cellule nervose.

Il team, proveniente dalla Technische Universitaet Muenchen (TUM) e dalla Ludwig-Maximilians-Universitaet Muenchen (LMU), ha messo alla prova queste ipotesi precedentemente ritenute valide in uno dei più approfonditi test mai effettuati fino ad oggi. Essi hanno utilizzato nuove tecniche di imaging, con alta risoluzione sia spaziale che temporale, per osservare i cambiamenti sia nella morfologia degli assoni che nel trasporto degli organelli in molti modelli animali diversi di SLA. I loro risultati mostrano che il deficit nel trasporto e la degenerazione degli assoni si possono sviluppare in modo indipendente, mettendo così in discussione la teoria che vuole che uno sia causa diretta dell’altro.

Essi hanno osservato il trasporto assonale degli organelli in un tessuto vivo in tempo reale, in un modo che ha consentito loro di seguire il movimento dei singoli mitocondri mediante un nuovo approccio di imaging che prevede l’etichettatura transgenica. Essi sono stati anche in grado di osservare il trasporto di un altro tipo di organelli, delle vescicole derivanti dagli endosomi. Sono stati esaminati molto diversi modelli animali di SLA, tutti basati su mutazioni umane associate alla malattia.

Uno degli autori dello studio, il professor Thomas Misgeld dell’Istituto di Neuroscienze presso la Technische Universitaet Muenchen, ha così commentato le loro scoperte: “Noi riteniamo che queste intuizioni abbiano delle implicazioni per altri studi sulla SLA, o persino per studi su altre malattie neurodegenerative. Quello che i nostri esperimenti ci dicono in realtà è che non è facile sviluppare modelli fedeli delle malattie neurodegenerative. Quindi potrebbe valere la pena impegnarsi di più per ottenere migliori modelli animali, poiché questa è l’unica via per progredire con gli studi meccanicistici, continuando sempre a verificarli in base alla patologia umana o ai modelli cellulari derivanti dall’uomo. Nel frattempo, è probabilmente prudente lavorare con diversi dei modelli disponibili in parallelo. Inoltre, in termini biologici più generali, i nostri risultati ci parlano anche delle relazione tra le interruzioni del trasporto assonale e la degenerazione, che potrebbe non essere così stretta come avevamo supposto. Qui noi abbiamo ancora molto da capire.”

Il progetto iPSoALS riunisce ricercatori provenienti da Francia, Germania, Israele e Svezia allo scopo di meglio comprendere i meccanismi della SLA.

Per maggiori informazioni, visitare:

Technische Universitaet Muenchen (TUM):
http://portal.mytum.de/welcome_en/

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