euromelanomeday
  1. 1.           Nel  recente studio tedesco “Skin cancer screening participation and impact on melanoma incidence in Germany – an observational study on incidence trends in region with and without population-based screening” (autori: Waldmann A. et al, rivista British  Journal of  Cancer, 2012) viene dimostrata la differenza di incidenza del melanoma in una regione tedesca in cui è stata attuata una campagna di screening (denominata SCREEN) rispetto ad una regione in cui non è stato svolto alcun programma di screening dei tumori cutanei. I risultati di questo studio hanno mostrato che, nella regione in cui il progetto SCREEN era attivo, all’aumento dell’incidenza del melanoma è seguita una significativa diminuzione di incidenza al termine della stessa. Tale fenomeno era particolarmente evidente nel sesso femminile (gruppo che ha maggiormente aderito alla campagna di screening). Questo studio enfatizza l’importanza dell’attuazione di programmi mirati alla prevenzione ed allo screening, dimostrando che essi hanno un reale impatto nell’incidenza dei tumori della pelle e del melanoma.
  2. Lo studio multicentrico “Use of tanning beds and incidence of skin cancer”  (Zhang M. et al., Journal of Clinical Oncology, 2012)  mira a valutare la relazione tra l’utilizzo dei lettini abbronzanti e lo sviluppo di tumori cutanei: carcinoma basocellulare (BCC), carcinoma squamo cellulare (SCC) e melanoma.

    Nel corso dello studio condotto tra il 1989 e il 2009 negli USA, sono state osservate 73,494 donne a cui veniva chiesto se, durante le fasce d’età 15-25 anni e 25-35 anni , avevano fatto uso di lettini abbronzanti. Dai risultati è emerso che l’uso dei lettini stessi quattro volte l’anno in entrambi gli intervalli di età causava un aumento del rischio di sviluppare tutti e tre gli istotipi tumorali (BCC; SCC e melanoma) e che l’aumento del rischio di incidenza di BCC per l’uso dei lettini sei volte l’anno si è rivelata maggiore nella fascia di età più giovane.
  3. Le relazioni tra gravidanza e melanoma sono sempre state oggetto di discussione. Nello studio effettuato all’università di Turku (Finlandia): “Previous pregnancy is a favourable prognostic factor in women with localised cutaneous melanoma” (Vihinen P, Acta Oncol, 2012), condotto nel periodo Gennaio 1990-Dicembre 2009, vengono analizzate in particolare la progressione della malattia e la sopravvivenza.

Secondo i risultati di questo studio, la gravidanza non rappresenta un fattore di rischio per la progressione in pazienti affetti da melanoma, ma al contrario può influenzare favorevolmente la prognosi.

Il campione preso in esame risultava composto da 334 donne, il 74% delle quali nel corso della propria vita aveva avuto almeno una gravidanza, mentre il 17% erano nullipare. Dai risultati si è evidenziato che la progressione di malattia avveniva nel 14% delle donne con precedente gravidanza e nel 26% delle nullipare, mentre la probabilità di sopravvivenza risultava essere del 94% nelle donne con pregressa gravidanza e del 83% nelle nullipare.

 

  1. Un recente studio di collaborazione tra le Cliniche Dermatologiche dell’Università dell’Aquila e dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha mostrato che il 4.7% di tutti i soggetti con nevi che si espongono al sole (una percentuale non trascurabile) applica le creme protettive solari solo sui nevi piuttosto che sull’intera superficie corporea. Si tratta di un’abitudine profondamente sbagliata poiché solo una minoranza dei melanomi deriva dalla trasformazione maligna di un nevo pre-esistente, mentre la maggior parte di questi tumori insorge su cute sana; i nevi, in quanto pigmentati, rappresentano una zona della nostra cute che è già relativamente protetta di per sé dai raggi solari, o comunque più del resto della nostra pelle.

Secondo le più recenti linee guida internazionali, le creme protettive andrebbero applicate in abbondanza su tutto l’ambito cutaneo, indistintamente su nevi e cute sana, andrebbero utilizzate per tutto il corso dell’anno e bisognerebbe privilegiare quelle resistenti all’acqua, con alto fattore di protezione (almeno 30) e con filtro sia per i raggi ultravioletti di tipo A che di tipo B.

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