Verso la fertilità degli ovuli ottenuti da staminali
Se le autorità britanniche daranno il via libera, l’esperimento potrebbe essere effettuato entro l’anno nei laboratori del Regno Unito. Al progetto lavorano gli scienziati dell’Università di Edimburgo e della Harvard Medical School
Le prime cellule di ovulo umano cresciute interamente in laboratorio potrebbero essere fertilizzate entro l’anno in laboratori britannici, sempre che le autorità sanitarie del Regno Unito diano il via libera. Lo scrive oggi il quotidiano The Independent in un articolo dedicato alle ricerche che potrebbero portare scienziati britannici e americani a riscrivere le regole della riproduzione: i biologi dell’Università di Edimburgo e della Harvard Medical School, a lungo rivali, lavorano ora assieme per produrre i primi ovuli umani maturi da cellule staminali isolate da tessuto ovarico di donne. Finora era stato possibile isolare un numero relativamente piccolo di cellule di ovulo mature direttamente dalle ovaie di donne stimolate con ormoni. Questa limitazione tecnica aveva fatto sì che il numero di queste cellule, o ovociti, fosse limitato.
L’esperimento rivoluzionario, se e quando sarà autorizzato, potrebbe aiutare donne sterili ad avere figli ma avrebbe anche il potenziale di evitare l’insorgere della menopausa e prolungare la vita riproduttiva femminile.
Fatto il primo passo – riporta The Independent – gli scienziati vogliono adesso tentare di fertilizzare gli ovociti cresciuti in laboratorio con sperma umano. Evelyn Telfer, dell’Università di Edimburgo, ha contattato informalmente la Human Fertilisation and Embryology Authority in vista della richiesta ufficiale per avere luce verde. “La fertilizzazione potrebbe avvenire entro l’anno”, ha detto la Telfer al giornale. Gli embrioni che risulteranno dall’esperimento saranno studiati per un periodo fino a 14 giorni, il massimo consentito dalla legge, per vedere se sono normali: non saranno mai impiantati in un utero umano perché considerati materiale da sperimentazione ma saranno congelati o lasciati morire.
Se dal test usciranno embrioni sani le implicazioni potrebbero essere enormi: gli scienziati che adesso parlano della prospettiva di creare un ‘elisir della vita’ probabilmente esagerano ma se si dimostrerà che gli ovuli da laboratorio si comportano esattamente come normali ovuli umani una conseguenza potrebbe essere l’addio alla menopausa, scrive il giornale britannico.
L’esperimento parte dal lavoro di uno dei componenti del team, Jonathan Tilly di Harvard, tra i primi in Occidente a confutare il cosiddetto ‘dogma di Zuckerman’, dal nome dello scienziato britannico Sir Solly Zuckerman che negli anni Cinquanta proclamò “inequivocabilmente” che le ovaie umane hanno un numero limitato di ovuli in esaurimento. Ricerche condotte negli ultimi otto anni hanno invece dimostrato che le ovaie dei mammiferi sono molto più versatili e contengono cellule in grado di produrre una costante riserva di ovociti.