Fecondazione in vitro: l’Italia va considerata patria d’eccellenza
“In Italia la fecondazione in vitro è sicura e gli alti livelli qualitativi delle tecniche utilizzate escludono l’aumento di malformazioni congenite”. Lo assicura in una nota Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina della riproduzione dell’European Hospital di Roma, commentando gli ultimi dati sull’aumento di malformazioni congenite in bambini nati a seguito di procedure di procreazione medicalmente assistita.
“Di recente – ricorda Greco – il New England Journal of Medicine ha diffuso dati che parlavano dell’aumento di malformazioni congenite su circa 6.000 bimbi nati a seguito di procedure di procreazione medicalmente assistita.
La notizia ha avuto vasta eco sui mezzi di comunicazione italiani, ma è utile sottolineare che questi dati sono completamente in disaccordo con quelli raccolti negli ultimi quattro anni dal nostro Registro nazionale”.
Questi dati, sottolinea Greco, “riguardano più di 24.000 nascite, in cui la frequenza di malformazioni congenite non ha superato l’1,1%, rispetto all’8-9% riportato nello studio” sul ‘Nejm’.
“La comunità scientifica internazionale – prosegue l’esperto – è concorde nel dire che le cause delle malformazioni congenite possono essere molteplici, prima fra tutte l’età della donna e l’infertilità maschile, ma anche i farmaci utilizzati nella stimolazione ormonale della donna e le gravidanze multiple. In Italia sicuramente si presta molto più attenzione al fattore maschile e spesso il partner viene sottoposto a terapie mediche in grado di trattare le alterazioni del Dna dello spermatozoo”.
“Inoltre – aggiunge Greco – vi è sempre una maggiore utilizzazione di tecniche di iperselezione degli spermatozoi (Imsi), che consentono una scelta più sicura dello spermatozoo da iniettare all’interno dell’ovocita nelle tecniche Icsi. Il ricorso a procedure di analisi della costituzione cromosomica degli embrioni (Pgs) consente, inoltre, di trasferire all’interno dell’utero della donna solo embrioni cromosomicamente sani, aumentando non solo la sicurezza ma anche la possibilità di successo delle metodiche di fecondazione assistita”.
“A tal proposito – conclude lo specialista – sarebbe un grave errore estraniare la figura dell’andrologo dai centri di Pma, considerando che oggi in Italia almeno l’80% delle procedure di fecondazione assistita viene effettuata tramite iniezione diretta dello spermatozoo all’interno dell’ovocita (Icsi), procedura che bypassa i naturali sistemi di selezione e che quindi richiede una perfetta valutazione del gamete maschile”.