FADOI

(Fonte Istat e Relazione al Parlamento del ministero della Salute)

Nell’esperienza medica il dolore rappresenta una tra le manifestazioni più importanti delle malattie e, tra i sintomi, è sicuramente quello che incide di più sulla qualità della vita. Secondo stime Istat, la forma di dolore più invalidante – quella cronica – colpisce circa il 25-30% della popolazione. Un valore che potrebbe essere anche inferiore alla realtà, se si considera l’aumento del consumo di oppioidi: il ricorso a questo tipo di farmaci da parte dei medici e del personale per attenuare il dolore dei malati – come emerge dalla Relazione sullo stato di attuazione della legge 38/2010: “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” inviata al Parlamento dal ministero della Salute – ha infatti subito un aumento di circa il 30% solo negli ultimi due anni. Un incremento che la Relazione definisce “decisamente apprezzabile”, ma ancora lontano dalla somministrazione e dal consumo di oppioidi attuato negli altri Paesi che fanno parte dell’Ue e dal quale emerge con chiarezza la distanza tra noi e il resto d’Europa.

Eppure capire come trattare i pazienti che soffrono, anche con una regolamentazione dal punto di vista legislativo, è un problema da non sottovalutare. Gestire in maniera errata o non gestire affatto il dolore dei pazienti – sia nella sua forma non permanente, che ancor peggio, quando è cronico – crea infatti non solo  conseguenze fisiche e psicologiche sul singolo, ma anche sociali gravi: il calcolo delle giornate lavorative perse, ad esempio, comporta un’importante ricaduta economica che pesa sull’intera collettività.

 

Consumo di farmaci. Gli oppioidi usati più di prima, ma meno che in Europa

Ma quanto spende il nostro Paese e a quanto ammonta il consumo pro-capite dei farmaci utilizzati nella terapia del dolore?

Dalla Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 38/2010 emerge che i dati delle prescrizioni dei medicinali per la terapia del dolore, oggetto di monitoraggio ministeriale o ottenuti dai professionisti della Rete di Cure Palliative, sono divisi tra quelli relativi a oppioidi forti, oppioidi deboli e altri farmaci utilizzati nella terapia del dolore.

Per quanto attiene al primo gruppo, riguardante gli oppioidi forti, si registra nel confronto con altri Paesi europei un aumento rilevante nei consumi a fronte di un valore in euro pro-capite ancora particolarmente contenuto, pari a € 1,17. Sviluppando l’analisi calcolando i dati regionali dei consumi procapite si registrano i valori più elevati nelle regioni Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Liguria; al di sotto di un euro di consumo figurano le regioni Lazio (0,89), Campania (0,73), Basilicata (0,73) e Calabria (0,75). Si osserva inoltre un consumo maggiore nelle donne rispetto agli uomini per tutti i principi attivi esaminati.

Simile è il consumo riguardante i farmaci indicati come oppioidi deboli: il valore medio italiano per il consumo pro-capite è pari a € 0,78, mentre a livello regionale si riscontra un aumento maggiore nelle Regioni del Nord del Paese, con la regione Toscana in testa con un valore pari a € 1,74, e dei valori significativamente più bassi nelle regioni del centro-sud. Anche per questa categoria di farmaci si osserva un consumo decisamente superiore nelle donne rispetto agli uomini.

I consumi relativi all’ultima categoria di farmaci in esame, quella riguardante farmaci non oppioidi, continuano a confermare un dato storicamente consolidato per il quale questa categoria di farmaci rappresenta i medicinali maggiormente prescritti nel nostro paese per la lotta al dolore, con una differenza di consumi particolarmente consistente rispetto alle prime due categorie di farmaci.

Il valore pro-capite risulta essere 11,7 volte maggiore rispetto al valore registrato per i farmaci oppiacei deboli e 7,8 volte maggiore ai farmaci oppiacei forti. Anche dalla distribuzione regionale si evince che è un comportamento prescrittivo omogeneo su tutto il territorio nazionale con i valori massimi osservati nel dato relativo alla regione Sardegna (€ 12,19) e alla regione Sicilia (€ 11,28).

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