Vasi sanguigni danneggiati riparati da cellule “di supporto”
Stimolare la produzione di cellule di “serie B” per rigenerare i vasi sanguigni danneggiati. Si tratta della tecnica messa a punto da Matthew Frontini, ricercatore della Schulich School of Medicine & Dentistry, e da Geoffrey Pickering, della University of Western Ontario, di London (in Canada), nel corso di uno studio pubblicato su Nature Biotechnology.
Durante l’esperimento, condotto su un gruppo di topi, i due scienziati, tramite l’impiego di un fattore biologico – chiamato fattore di crescita dei fibroblasti 9 (FGF9) -, hanno stimolato la produzione delle cellule “di supporto” della parete vascolare – anziché concentrarsi, come avevano fatto gli studi precedenti, su quelle endoteliali o sulle cellule che rivestono la parete arteriosa – per favorire la rigenerazione dei vasi danneggiati.
Al termine dello studio, gli esperti hanno rilevato che i nuovi germogli vascolari non erano avvizziti e scomparsi, a differenza di quelli prodotti tramite l’attivazione delle cellule “principali”, ma erano durati oltre un anno. Non è tutto: i vasi sanguigni così “rigenerati” risultavano avvolti da una rete di cellule muscolari in grado di comprimerli e distenderli, un processo che assicura ai tessuti il giusto apporto di sangue e di ossigeno.
“L’FGF9 sembra ‘risvegliare’ le cellule di sostegno e stimolarne l’avvolgimento intorno alla parete vascolare –, spiega Frontini -. L’idea di stimolare le cellule di ‘supporto’ anziché quelle ‘principali’ offre la possibilità di ripensare e di migliorare il modo di curare i pazienti affetti da disturbi vascolari”.