DNA: ricerca italiana mette in luce quali frammenti di RNA mantengono integre le informazioni genetiche, evitando replicazioni “danneggiate”

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DNA

Piccoli, ma importantissimi perché capaci di evitare “fotocopie” cellulari di Dna danneggiato. I ricercatori del gruppo di ricerca “Telomeri e Senescenza” dell’Ifom (Istituto Firc di Oncologia Molecolare) guidati da Fabrizio d’Adda di Fagagna hanno svelato come una classe di RNA non codificanti sia responsabile della risposta cellulare di danno al Dna. Lo studio, pubblicato su Nature, e condotto in collaborazione con il Riken Omics Science Center di Yokohama in Giappone, rappresenta un importante tassello verso una maggiore comprensione delle patologie tumorali.

L’antincendio molecolare – Gli eventi che possono alterare l’integrità della “doppia elica della vita” sono molti, ma in particolare ci sono “l’invecchiamento, che è associato a danni accumulati nel Dna – spiega d’Adda – e lo sviluppo tumorale, quasi sempre associato ad instabilità genomica”. Anticipazioni di un Dna “fragile”, che può rompersi o combinarsi in maniera errata con altri segmenti. Gli scienziati dell’Ifom da tempo studiano il fenomento dell’invecchiamento cellulare, il cui elemento chiave sono proprio i telomeri, “appendici” del cromosoma che accorciandosi svelano il tempo che passa ma soprattutto tengono al riparo da duplicazioni anomale delle cellule senescenti.

Un altro elemento cruciale della ricerca è l’Rna – acidi ribonuclueici attivi principalmente in una funzione di regolazione genica e informazione – che in questi ultimi anni sta aprendo le porte agli scienziati verso un micro-mondo, indispensabile per capire quello che accade nella memoria genetica, ovvero nel Dna. E ancora più vasto è il ruolo della gran quantità di Rna che non codifica in proteine.

Lo studio su Nature ha individuato piccoli Rna – battezzati DDRrna (dall’inglese Dna Damage Response Rna) che, trascritti a partire dal punto della lesione, risultano essere responsabili della segnalazione del danno e della sua risoluzione. Insomma, i DDRna sono “campanelli d’allarme” sempre pronti a far partire la segnalazione di una corruzione del Dna che potrebbe creare problemi in futuro. “Si tratta di nuovi attori importantissimi – continua d’Adda -, perché non solo fino a oggi non si immaginava che ci fossero degli Rna capaci di attivare questo meccanismo, ma anche perché se questo meccanismo non si attiva il sistema antincendio non scatta, con tutto ciò che può accadere di conseguenza al Dna”. Uno squarcio essenziale sulle interazioni delicatissime che possono frenare o accelerare lo sviluppo dei tumori.

Gli esperimenti che hanno portato alla scoperta, condotti grazie all’applicazione di tecnologie genomiche all’avanguardia in collaborazione con il Riken Omics Science Center di Yokohama in Giappone, anno evidenziato che senza questi speciali Rna le cellule non erano più in grado di attivare la risposta di danno al DNA. “Le tecnologie di detection stanno diventando più sensibili, capaci di riconoscere quantità sempre più contenute di Rna – conclude lo scienziato -. Nel futuro, anche in campo clinico, questo tipo di indagini potrebbero avere una forza diagnostica e predittiva fondamentale e ancora tutta da esplorare”.

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