Epatite C: in Italia sono 1,5 milioni i portatori del virus

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L’Epatite C e’ la prima causa al mondo di decesso per malattie infettive trasmissibili, con circa 180 milioni d’individui affetti da infezione cronica, di cui 4 milioni in Europa e altrettanti negli Usa. Una sorte di epidemia ”sommersa”, come viene definita dagli operatori, per il numero di portatori sani, ma soprattutto, per l’assenza di sintomi che caratterizza tale patologia.

L’Italia e’ il Paese europeo con il maggior numero di persone positive al virus dell’Epatite C, con oltre 1,5 milioni di portatori cronici del virus di cui 330.000 con cirrosi epatica. Tali infezioni virali sono la causa di oltre il 70 per cento dei trapianti di fegato. Nel nostro Paese, inoltre, ogni anno si registrano oltre 20.000 decessi a causa di epatiti croniche, cirrosi e tumori del fegato, facendo emergere in tutta la sua gravita’ quella che e’ una vera e propria emergenza sanitaria. Nel passato la maggior parte delle infezioni da virus dell’Epatite C era dovuta al contatto con materiale ematico infetto, di tipo iatrogeno o per uso di droghe endovena; la trasmissione per via sessuale era invece piu’ rara. Attualmente, un controllo piu’ rigoroso del materiale sanitario e il miglioramento delle tecniche di sterilizzazione ha portato a ridurre drasticamente, fino al quasi completo azzeramento, il rischio di trasmissione.

Ma e’ al fine di sensibilizzare opinione pubblica, mass media e istituzioni sulla rilevanza delle epatiti e relative malattie del fegato che oggi, nella sala capitolare di palazzo Madama si e’ svolto il Convegno, patrocinato dal Senato della Repubblica , Le Epatiti Virali: Urgenze, Gestione e Ottimizzazione delle Risorse in Italia. ”Nel nostro Paese si puo’ e si deve fare di piu’ per sostenere la lotta alle epatiti” e’ stato il commento unanime dei relatori che si sono succeduti sul palco. Infatti, questa patologia sembra essere considerata negletta considerando le scarse attenzioni che riceve dal Servizio Sanitario Nazionale rispetto ad altre malattie. ”Gli ultimi dati epidemiologici in nostro possesso rendono urgenti ed indispensabili interventi a sostegno degli ammalati e delle famiglie – ha affermato Antonio Tomassini Presidente della Commissione Sanita’ di palazzo Madama, ”la Politica e le Istituzioni devono attivarsi per la ricerca, la prevenzione e il sostegno alle famiglie. La lotta – ha ribadito – e’ un impegno che merita tutta la nostra attenzione”. ”Il virus dell’Epatite C e’ raramente causa di Epatite acuta e l’infezione primaria decorre asintomatica nel 50-90% dei casi; a seguito del contagio, la medesima percentuale d’individui diventa portatrice cronica del virus, poiche’ il sistema immunitario non riesce a eliminare spontaneamente l’infezione che, quindi, cronicizza – ha tenuto a sottolineare Antonio Gasbarrini, ordinario di gastroenterologia dell’Universita’ Cattolica del sacro Cuore di Roma e Presidente della Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia, ”oggi il metodo migliore per arginare i danni dell’infezione da virus dell’Epatite C rimane l’informazione. Campagne sociali nelle scuole e fra i giovani che istruiscano sull’uso corretto del materiale sanitario e sulle politiche igieniche, nonche’ iniziative volte a contenere l’uso di droghe, oltre ad un’adeguata preparazione del personale sanitario, sono fondamentali per raggiungere questo obiettivo. Proprio a tal fine lo scorso novembre e’ nato il progetto Alleanza contro l’Epatite (ACE) firmato da Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia (FIRE), Associazione Italiana Studio Fegato (AISF) e EpaC con il preciso scopo di sensibilizzare media e Istituzioni nella lotta alle Epatiti da virus C e B nel nostro Paese. Ma Gasbarrini ha tenuto anche a precisare che ” la disponibilita’ di nuove terapie per l’epatite C che possono eliminare il virus in oltre il 70% dei pazienti rende cruciale l’innalzamento del livello di attenzione delle Istituzioni verso questa terribile epidemia silenziosa che tanti morti ha causato e sta tuttora determinando tra i nostri concittadini”. Ci sono chiare evidenze scientifiche di efficacia e di costo-efficacia di questi farmaci, riconosciute anche dal NICE, National Institute for Health and Clinical Excellence, su tutti i pazienti indipendentemente dal grado di fibrosi (severita’ della malattia) ”ma nel nostro Paese – e’ stato sottolineato – non sono ancora state rese disponibili per le migliaia di pazienti italiani eleggibili a questi nuovi trattamenti”.

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