HIV: ricerca italiana scopre metodo per tenere sotto controllo l’infezione senza farmaci

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Un team dell’Istituto superiore di sanità ha messo a punto una nuova terapia che ‘educa’ il sistema immunitario dell’organismo a controllare il virus in assenza di trattamento farmacologico. Si tratta di una prima sperimentazione, ma i risultati sono promettenti.

UN COCKTAIL di medicinali, che ‘educa’ il sistema immunitario dell’organismo a controllare il virus del’Hiv in assenza di trattamento farmacologico. Per i pazienti affetti da Aids potrebbe rivelarsi una svolta importante. Per molti di loro sarebbe la fine della schiavitù dei medicinali da prendere a vita. Un gruppo di ricercatori dell’Istituto superiore di sanità 1(Iss) ha infatti messo a punto una nuova terapia, basata su una selezione di medicinali, che ‘insegna’ all’organismo a controllare il virus. I test effettuati sui macachi hanno dato ottimi risultati, e tutto è pronto per l’avvio dei test sull’uomo, ma resta ora da risolvere il ‘nodo’ legato ai finanziamenti.

La sperimentazione. Lo studio italiano, pubblicato oggi su PLOS Pathogenes 2, apre la strada alla possibilità di interruzione definitiva del trattamento farmacologico per tutta la vita. Medicinali che oggi i pazienti sono invece costretti a prendere per sempre. Coordinati da Andrea Savarino, i ricercatori dell’Iss hanno messo a punto uno specifico cocktail di farmaci che, somministrato per un limitato periodo di tempo, è stato capace di indurre nell’organismo degli animali l’autocontrollo dell’infezione a seguito della sospensione della terapia. “Ai macachi abbiamo somministrato il cocktail per circa sei mesi e poi sono state sospese le terapie – spiega Savarino che dal 2008 fa ricerca sull’Hiv – . Da 9 mesi i macachi, ai quali non vengono più somministrati farmaci, sono sotto osservazione e stanno rispondendo bene. Un dato positivo, poiché mesi di vita nei macachi corrispondono a molti anni nell’uomo”.

Per ora, va ricordato, si tratta di una sperimentazione e andranno fatti test clinici per verificare i risultati della ricerca. “Il modello di studio sui primati è il migliore esistente, ma ci potrebbe comunque essere qualche differenza rispetto all’uomo – aggiunge Savarino – . Ci sono buone potenzialità che tali risultati si possano adattare all’uomo, ma per poter dare una valutazione definitiva sarà fondamentale l’avvio dei test clinici”.

Dove si nasconde il virus. L’obiettivo, spiega Savarino, è stato quello di eliminare il virus direttamente nei suoi reservoir, nei “santuari” nei quali è custodito. “Ci sono due tipi di reservoir: il primo è un punto dell’organismo che i farmaci non riescono a raggiungere bene e dove il virus continua a moltiplicarsi. Il secondo tipo è invece composto da cellule dove si trova il genoma del virus in uno stato che si può definire ‘quasi addormentato’ – dice Savarino – . Ma si può risvegliare e per questo bisogna continuare a prendere farmaci”.

“Per agire nel primo reservoir siamo riusciti a intensificare la terapia con 5 farmaci e così ci siamo accorti che si inibiva la replicazione del virus. Nel secondo caso abbiamo usato il maraviroc, che limita la proliferazione dei compartimenti cellulari in cui risiede il virus “nascosto”, e il composto a base di sali di oro auranofin – aggiunge Savarino – . E’ inoltre importante rilevare, precisa l’esperto, “che tutti i farmaci utilizzati sono già approvati per uso clinico sugli esseri umani, il che facilita il passaggio della sperimentazione dal modello animale ai trial clinici”.

 

LA SCHEDA L’Italia in prima linea nella ricerca 3

 

Il virus si indebolisce. “Questa è la prima volta – sottolinea Savarino che ha iniziato questa sperimentazione nel 2010 – che una strategia farmacologica produce effetti stabili sul controllo della malattia. A seguito all’interruzione della terapia – spiega – il virus prova ad “eludere” il controllo immunitario, ma è ricacciato costantemente a livelli bassi. Ne consegue che la carica virale, a seguito della interruzione della terapia, si mantiene a livelli nettamente più bassi rispetto a quelli precedenti il trattamento”.

I finanziamenti. Lo studio apre la strada ad una cura definitiva dell’Aids. Il che significherebbe anche un notevole risparmio, in termini di costi per farmaci, per il Servizio sanitario. Resta, a questo punto, un solo, grande problema: finora lo studio è stato interamente finanziato dall’Iss. Si potrebbe partire con i test sull’uomo “già nel 2013, ma sono necessari altri enti finanziatori per far fronte ai costi”, afferma Savarino. Per tutto il 2012 verranno portati avanti altre sperimentazioni sui macachi. La questione, al momento, è ancora aperta. I prossimi mesi saranno decisivi.(Repubblica.it)

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