Melanoma e radiazioni ultraviolette: spiegate le correlazioni
La correlazione tra esposizione alla radiazione ultravioletta e rischio di melanoma è nota da tempo ma solo ora se ne scoprono alcuni meccanismi fondamentali, che coinvolgono i melanociti con la mediazione della melanina nel caso dei raggi ultravioletti A, mentre nel caso degli ultravioletti B l’insorgenza è indipendente dai pigmenti .
Il melanoma maligno è una delle neoplasie che stanno aumentando costantemente la loro incidenza in tutti i paesi industrializzati. Precedenti ricerche hanno dimostrato come esso sia associato, in soggetti geneticamente predisposti, all’esposizione alla radiazione ultravioletta da sorgente naturale o artificiale. Gli studi epidemiologici hanno però evidenziato due fatti controintuitivi: che il maggior rischio è associato all’esposizione intermittente invece che a quella continua e che l’esposione in età infantile sia determinante sebbene sia influente anche quella in età adulta.
Tuttavia, l’esatto meccanismo d’insorgenza e le lunghezze d’onda responsabili erano finora sconosciute. Per colmare questa mancanza, De Fabo e colleghi hanno utilizzato un modello mammifero per studiare la formazione di melanoma in risposta a lunghezze d’onda ultravioletta controllate in modo preciso e con dosi biologicamente rilevanti.
Come è illustrato in un articolo pubblicato su “Nature Communications”, i ricercatori hanno così scoperto che la radiazione ultravioletta tra 320-400 nanometri può indurre l’insorgenza di un melanoma in melanociti in presenza di melanina ed è associata a un danno ossidativo a carico del DNA. La radiazione ultravioletta B, invece, tra 280 e 320 nanometri, causa un melanoma con un meccanismo indipendente dai pigmenti,direttamente a danno del DNA