Morbo di Chagas: trypanosomiasi AIDS del futuro?
La trypanosomiasi si sta diffondendo in maniera estesa e pericolosa. Ne sono affetti tra 8 e 11 milioni di americani
In un editoriale pubblicato su PLoS Neglected Tropical Disease gli scienziati americani paragonano il morbo di Chagas all’Aids, sottolineando le similitudini in termine di difficoltà diagnostica e di cura.
IL MORBO DI CHAGAS – Si tratta di una malattia parassitaria tropicale (nota anche come trypanosomiasi americana) causata da un particolare genere di protozoi flagellati, il Trypanosoma cruzi, che per infestare il sangue di esseri umani e animali utilizza come vettore un insetto, la cimice Triatomina, particolarmente diffusa negli ambienti rurali dell’America Latina. Sono infatti tra gli otto e gli undici milioni i casi stimati tra Bolivia, Messico, Colombia e America Centrale, ma sono stati osservati anche casi negli Usa (circa trecentomila), in Europa, in Canada e in Giappone e si ritiene che la maggior parte di questi sia inconsapevole dell’infezione. Il morbo di Chagas può venire trasmesso da madre a figlio (sia in gravidanza che durante l’allattamento) o può venire contratta in caso di trasfusioni, trapianto di organi o ingestione di cibo infetto.
DIFFICOLTÀ DI DIAGNOSI – Sono principalmente due le caratteristiche che rendono paragonabili la trypanosomiasi americana e l’Aids: la difficoltà di diagnosi e la variabilità temporale tra l’infezione e il manifestarsi dei sintomi delle due malattie vere e proprie. Il morbo di Chagas (che deve il suo nome al medico brasiliano Carlos Chagas che la scoprì all’inizio del ‘900), infatti, si sviluppa in due fasi ben distinte, quella acuta e quella cronica. La prima, che fa seguito alla puntura dell’insetto-vettore, è caratterizzata da sintomi lievi come febbre, dolori articolari, nausea e affaticamento. Uno dei segnali fisici che più facilmente porta a diagnosticare la patologia parassitaria è il cosiddetto segno di Romaña, che altro non è che un gonfiore delle palpebre dell’occhio che si trova sullo stesso lato della puntura dell’insetto. Raramente questa fase della malattia rappresenta un reale pericolo di vita per chi ne soffre, ma sono comunque stati registrati alcuni casi di morte per miocardite e meningo-encefalite. Di norma la sintomatologia del morbo di Chagas regredisce spontaneamente nel 90 per cento dei casi, in tre/otto settimane. Ma, nonostante questo, l’infezione persiste e diventa cronica. Si ritiene che una percentuale variabile tra il sessanta e l’ottanta per cento delle persone non arrivi mai a sviluppare la malattia (morbo di Chagas indeterminato), mentre il restante quaranta/sessanta per cento va incontro a gravi problemi nervosi, cardiaci e dell’apparato gastrointestinale.
COME L’AIDS – Secondo gli autori dell’articolo pubblicato su PLos Neglected Tropical Disease le similitudini di condizione tra chi ha contratto l’Hiv (soprattutto nelle prime decadi dell’epidemia) e chi è stato infestato dal Trypanosoma cruzi sono parecchie: entrambe sono malattie croniche, richiedono cure prolungate e riguardano principalmente le fasce più povere, e quindi con un minor accesso alle cure, del mondo. Secondo i dati di Medici Senza Frontiere alcuni Stati dove la malattia è endemica, come il Paraguay e la Bolivia, devono fare i conti con la scarsità dei farmaci che possono curare, ma solo nella fase iniziale, la pericolosa patologia. Per meglio comprendere la connotazione epidemica delle due malattie è necessario ricordare che in America Latina i pazienti affetti da Aids sono circa 1,6 milioni a fronte dei circa dieci milioni che convivono con il morbo di Chagas.
Corriere.it