Reni: i tumori scoperti durante semplici esami di routine

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Sempre più persone scoprono la malattia durante esami fatti per altri motivi. Cresce il numero di farmaci efficaci in fase avanzata e si allunga la sopravvivenza
A volte i progressi delle ricerche si materializzano quasi «all’improvviso» e quella che era una malattia invincibile diventa curabile e potenzialmente guaribile. È accaduto con il tumore del rene, fino a pochi anni fa nemico ostico e resistente alle terapie disponibili, mentre oggi lo scenario è molto cambiato a vantaggio degli oltre 8mila pazienti italiani che si ammalano ogni anno. Merito di diversi nuovi farmaci che si sono rivelati efficaci nelle fasi più avanzate della neoplasia e anche del numero crescente di diagnosi precoci, che avvengono per lo più «per caso», come riportano gli esperti della SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica), riuniti a Bologna per il congresso nazionale che si conclude venerdì 15 giugno.
SCOPERTI PER CASO – «Ancora oggi circa il venti per cento dei pazienti arriva in ospedale con un carcinoma renale già in fase metastatica – spiega Giuseppe Martorana, presidente SIUro e direttore della Clinica Urologica del Sant’Orsola di Bologna – perché purtroppo la malattia non dà segno di sé e quando si avvertono dei sintomi (come sangue nelle urine o dolore) è già in stadio avanzato. Sempre più spesso però ci troviamo di fronte a casi iniziali scoperti per caso durante un’ecografia o una Tac addominale fatti per altri motivi, magari per calcoli biliari o per dolori di altra natura».

Se la diagnosi è precoce e il tumore di piccole dimensioni (fino circa a sette centimetri) le probabilità di guarigione completa sono elevate e l’intervento chirurgico tende a risparmiare la funzionalità dei reni: «Grazie alle nuove tecnologie e alla robotica – prosegue Martorana – riusciamo a intervenire con resezioni sempre più limitate e in laparoscopia, accorciando anche i tempi di degenza in ospedale. E sempre più spesso, quando è possibile, evitiamo la nefrectomia, cioè l’asportazione dell’intero rene».

NUOVI FARMACI PER I CASI PIU’ DIFFICILI – La chemio e la radioterapia non hanno mai dato risultati particolarmente soddisfacenti nella cura del carcinoma renale. Solo con l’avvento delle terapie anti-angiogenetiche, quelle che bloccano i vasi sanguigni che nutrono il tumore (dal 2004 in poi), si è registrato un cambio di rotta, sia per la sopravvivenza del paziente sia per la sua qualità di vita. Lo dimostrano anche i risultati di tre studi presentati nei giorni scorsi a Chicago durante il congresso americano di oncologia Asco. Una prima ricerca innovativa ha deciso di confrontare come due diversi farmaci, prescritti per il tumore del rene e paragonabili in quanto a efficacia ed effetti collaterali, potevano influenzare la qualità della vita dei malati. Un secondo trial (di fase III, l’ultima prima dell’immissione in commercio) ha dimostrato come il nuovo farmaco anti-angiogenico tivozanib migliori la sopravvivenza libera da progressione di malattia dei pazienti metastatici e sia ben tollerato. Infine, la nuova molecola cabozantinib si è dimostrata efficace, in una sperimentazione di fase II, sia nei casi più difficili, quelli resistenti alle altre cure e già ricaduti dopo altre linee di chemioterapia, sia contro le metastasi ossee.

FUMO E SOVRAPPESO I PERICOLI NOTI – «Sono tre novità importanti – commenta Sergio Bracarda, direttore dell’Oncologia medica dell’Usl 8 di Arezzo, Istituto Tumori Toscano – e altri tre farmaci sono ai primi stadi di sperimentazione. Avere più linee di trattamento a disposizione, accanto ai farmaci già indicati di cui disponiamo (sunitinib, everolimus, axitinib, sorafenib, pazopanib, bevacizumab) ci consente di poter studiare le sequenze più vantaggiose per prolungare la sopravvivenza e di poter scegliere, a parità di efficacia, la cura meglio tollerata dai malati. Anche la radioterapia – prosegue l’esperto – si sta ritagliando nuovi spazi grazie alle nuove tecniche sofisticate che permettono di concentrare dosi elevate di radiazioni su piccoli volumi, risparmiando le zone sane circostanti». E se ancora non ci sono strumenti per la diagnosi precoce, sono almeno due i fattori di rischio noti per il carcinoma renale: il fumo di sigaretta, responsabile di circa la metà dei casi negli uomini e del 20 per cento nelle donne, e il sovrappeso (tanto che secondo recenti studi il pericolo di ammalarsi per le persone obese è quasi triplo rispetto ai normo-peso).
Corriere.it

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