Rete neurale comune a tutti i vertebrati regola il loro comportamento sociale

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A dispetto della vasta gamma di strategie comportamentali adottate dalle diverse specie, i circuiti di base che presiedono alla flessibilità della risposta all’ambiente sociale si sono fortemente conservati nel corso dell’evoluzione.

Tutti gli animali hanno evoluto strategie flessibili di adattamento comportamentale che consentono di risp

ondere all’ambiente sociale in cui si trovano, valutando la rilevanza di uno stimolo esterno e integrandola con gli stimoli fisiologici interni.

Ma a dispetto dell’ampia gamma di comportamenti in cui si manifestano queste strategie, tutti i vertebrati – dall’essere umano fino agli anfibi e ai pesci – condividono gli stessi circuiti neurali di base responsabili della variabilità e della flessibilità del comportamento sociale. Ad appurarlo è stata una ricerca condotta da due ricercatori dell’Università del Texas ad Austin, Lauren A. O’Connell e Hans A. Hofmann, che firmano un articolo pubblicato su “Science”.

“C’è un circuito ancestrale che appare coinvolto nel comportamento sociale di tutti i vertebrati”, ha detto Hofmann. “Questo ci dice qualcosa a proposito della fondamentale domanda: da dove veniamo? Molti dei circuiti neurali che il nostro cervello utilizza per il comportamento sociale sono in realtà decisamente antichi.”

Per giungere a questa conclusione i biologi hanno analizzato 12 regioni del cervello responsabili del comportamento sociale e del processo decisionale in 88 specie di vertebrati – tra cui uccelli, mammiferi, rettili, anfibi e pesci – concentrandosi in particolare sull’attività dei geni in due reti neurali, impegnate rispettivamente nella valutazione dell’importanza relativa degli stimoli (il sistema della ricompensa mesolimbico), e del comportamento sociale (la rete di comportamento sociale). La prima ha un ruolo di primo piano nella tossicodipendenza e nell’amore romantico, che a livello cerebrale si manifesta in modo sorprendentemente simile alle dipendenze.

“In queste importanti regioni del cervello, abbiamo trovato una notevole conservazione dell’attività dei geni tra le specie”, ha proseguito Hofmann, osservando che la grande diversità di comportamenti che si è evoluta nel corso di milioni di anni può essere in parte spiegata da variazioni minori.

Si trattarebbe di “modulazioni” in circuiti sostanzialmente conservati nel corso dell’evoluzione invece che di processi che hanno luogo in circuiti completamente nuovi: “Abbiamo trovato prove – scrivono i ricercatori – che differenti regioni cerebrali hanno subito pressioni selettive diverse, dato che nelle diverse specie di vertebrati la distribuzione spaziale dei ligandi neuroendocrini è più flessibile di quella dei loro recettori. La nostra analisi suggerisce quindi che la diversità dei comportamenti sociali nei vertebrati possa essere spiegata in parte da variazioni su un tema di reti neurali ed espressioni geniche conservate”.

“I cervelli dei vertebrati sono incredibilmente diversi, ma stiamo trovando punti in comune anche a livello di attività dei geni”, ha detto Hofmann. “Ora abbiamo un quadro in base al quale ci si può chiedere se, associati ai comportamenti sociali, vi siano degli ‘universali’ molecolari”, ossia geni e molecole comuni condivise da tutte le specie che formano le basi del comportamento.

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