Cellule staminali: il turismo spesso alimenta le frodi, ma il primo caso di frode che negli USA finisce in un tribunale
Il primo caso di presunta frode sulle staminali approda in un tribunale degli Usa. E insidia il ‘turismo delle cellule bambine’ che, se fioccassero altre azioni legali, potrebbe avere i giorni contati. Almeno per quanto riguarda i pazienti in partenza dagli States, dove sei persone di Los Angeles hanno fatto causa a una compagnia sudcoreana, ‘Rnl Bio’ e soci, portandola davanti a una Corte della California per presunta frode. I promotori della vertenza accusano la società di averli convinti ad affrontare un viaggio della speranza verso cliniche della Corea del Sud, della Cina o del Messico per donare tessuto adiposo e ricavarne cellule staminali da risomministrare per curare malattie e perfino per ‘invertire’ il processo di invecchiamento dell’organismo.
La vicenda nasce e si sviluppa in un settore pioneristico, come quello delle staminali, fatto di grandi promesse mediche ma ancora di poche certezze.
In Usa, ricordano gli esperti, finora un unico trattamento è stato autorizzato ed è quello che riguarda una rara malattia del sangue. Le altre sono cure sperimentali ed è illegale commercializzarle. Nonostante tutto alcune compagnie ancora publicizzano cure a base di staminali che costringono i pazienti a ‘emigrare’ fuori dai confini degli Stati Uniti. Rnl Bio, l’azienda finita davanti al tribunale californiano, parla di “tecnologie sicure” riferendosi ai suoi trattamenti a base di cellule ricavate dal tessuto adiposo, proposti per diverse patologie.
Trattamenti che da anni scatenano proteste di scienziati e associazioni di pazienti, ma che oggi entrano anche nel mirino della giustizia con la prima causa civile per risarcimento danni, spiega alla rivista ‘New Scientist’ Paul Knoepfler dell’University of California di Davis. Un episodio che suona come un monito per i fornitori di trattamenti a base di staminali non provati. Ora sanno che potrebbero trovarsi ad affrontare controversie legali se cercano di fare mercato negli Usa, sottolinea Bernard Siegel del Genetics Policy Institute, una realtà della Florida che monitora l’uso delle staminali.