Sportivi a rischio incontinenza: per evitarla occorre allenare anche il pavimento pelvico
L’attività fisica intensa, se non viene svolta in modo equilibrato, può portare problemi d’incontinenza urinaria. Ne possono soffrire anche gli atleti olimpici, sottoposti a continui sforzi.
Salti, movimenti prolungati e allenamento fisico intenso possono causare bruschi incrementi della pressione addominale e portare a piccole o grandi perdite di urina. Il rischio è più alto tra gli sportivi che si allenano diverse ore al giorno. Secondo gli esperti il fenomeno può essere limitato con manovre ed esercizi adeguati a riportare l’equilibrio muscolare: consigli utili per gli sportivi amatoriali, ma anche per chi lo sport lo pratica per professione, come gli atleti olimpici, sottoposti in questi giorni a stress e intenso sforzo fisico, soprattutto nella zona del diaframma e dei muscoli addominali.
In Italia, dove più di 4 milioni di italiani soffrono di incontinenza, la maggior parte sono donne di qualsiasi fascia d’età. Per questo tutte le atlete dovrebbero mettere in pratica piccoli accorgimenti, a partire dagli esercizi per il pavimento pelvico, come suggeriscono medici ed esperti della Fondazione italiana continenza, che ha l’obiettivo di fornire indicazioni pratiche per affrontare questo problema e dal 2000 lavora per contribuire al superamento dei pregiudizi e del silenzio che circondano la malattia.
“Qualunque tipo di esercizio fisico porta a ripercussioni sull’attività dei muscoli addominali, del diaframma e del pavimento pelvico: i conseguenti bruschi incrementi della pressione addominale possono aumentare la manifestazione del fenomeno dell’incontinenza urinaria da sforzo” spiega Roberto Carone, Urologo, Presidente della Fondazione italiana continenza e Direttore della struttura Complessa di Neuro-Urologia e del Dipartimento delle Mielolesioni Azienda Ospedaliera CTO Maria Adelaide di Torino. “Maggiore è lo sforzo a cui è sottoposto l’atleta, maggiore è il pericolo che i muscoli pelvici siano insufficienti a controbilanciare lo sforzo supportando l’azione degli sfinteri uretrali; in queste condizioni può manifestarsi una perdita di urina. Il consiglio è di allenare anche l’area muscolare del pavimento pelvico; i muscoli di questa parte del corpo, infatti, svolgono una funzione sia di supporto ai visceri pelvici (vescica, utero e ampolla rettale) sia di continenza urinaria e anale. Nella maggioranza dei casi, invece, gli atleti trascurano questi esercizi perché non sono funzionali al gesto agonistico stesso. È opportuno praticare esercizi mirati per i muscoli del pavimento pelvico, possibilmente con un consulto iniziale di un medico: non sempre è facile capire da soli quali sono questi muscoli, dove si trovano e come utilizzarli. Circa il 30% delle donne che si esercitano fanno in modo sbagliato, perché contraggono i muscoli dei glutei e delle cosce”.
“Per prevenire, ma anche per poter proseguire l’attività fisica qualora si presentino i sintomi di incontinenza, è fondamentale conoscere il pavimento pelvico, dove si trova esattamente e come funziona” spiega Antonella Biroli, Fisiatra dell’Ospedale S. Giovanni Bosco di Torino e portavoce del Comitato Scientifico della Fondazione italiana continenza. “È importante imparare ad attivare
il pavimento pelvico quando necessario, ma è altrettanto importante una corretta dinamica respiratoria coordinando gli esercizi con le fasi del respiro. Per continuare a praticare il proprio sport, mentre si ricercano e si attuano le soluzioni più opportune, ci si può comunque aiutare con gli ausili assorbenti specifici, studiati per gestire più efficacemente le piccole perdite di urina e con maggior discrezione rispetto agli assorbenti tradizionali”.
Il superamento degli imbarazzi iniziali, l’accesso ad una corretta informazione e il dialogo sono quindi gli elementi principali per risolvere il problema e quindi migliorare la qualità della propria vita, anche sportiva. La Fondazione italiana continenza tramite il proprio sito web – www.contenuti¬web.com – propone consigli utili e pratici su come attivare volontariamente i muscoli del pavimento pelvico e fornisce alcune pubblicazioni che illustrano tutti gli aspetti della malattia e come affrontarla.
La Fondazione italiana continenza, ente senza fini di lucro, nasce nel 2000 e si propone di far conoscere all’opinione pubblica le tematiche dell’incontinenza, di identificare i bisogni dei pazienti e le possibili soluzioni, di contribuire al miglioramento della loro qualità di vita e al superamento degli aspetti più critici della patologia. Inoltre, la Fondazione italiana continenza vuole contribuire a migliorare l’educazione sanitaria dei cittadini in materia di incontinenza, contribuire alla preparazione degli operatori sanitari e sostenere il principio della qualità dei servizi delle strutture sanitarie in termini di prevenzione, riabilitazione e cura. Oltre a promuovere la ricerca, l’istituzione di figure professionali specifiche e la sperimentazione scientifica, la Fondazione italiana continenza vuole svolgere un ruolo attivo in qualità di interlocutore del Ministero della Salute, delle Regioni e delle altre istituzioni governative, per tutti i temi relativi a incontinenza urinaria e fecale.