Troppo sale sulle tavole italiane
Agli italiani piace mangiare troppo salato. Il consumo medio giornaliero tra la popolazione adulta e’ infatti di 10,9 grammi per gli uomini e 8,6 g per le donne, quando invece la media raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanita’ e’ di 5 grammi di sale al giorno. E’ quanto emerge dai risultati preliminari del progetto Minisal-Gircsi, raccolti in 15 Regioni italiane su 1519 uomini e 1450 donne tra i 35 e i 79 anni, pubblicato dall’Istituto superiore di sanita’.
Il progetto Minisal-Gircsi, parte del programma nazionale Guadagnare salute, e’ coordinato dal dipartimento di Medicina clinica e sperimentale della facolta’ di Medicina e chirurgia dell’Universita’ Federico II di Napoli, l’Iss’, l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran), l’Universita’ Cattolica di Campobasso, la Fondazione per l’ipertensione arteriosa, la Clinica pediatrica dell’Universita’ di Foggia e il Gircsi (Gruppo di lavoro intersocietario per la riduzione del consumo di sale in Italia).
Dall’analisi dell’escrezione di sodio nelle urine e’ cosi’ emerso che solo il 4% degli uomini e il 13% delle donne sono entro i livelli raccomandati. Per il potassio, buon indicatore del consumo di frutta e verdura, risulta un livello di escrezione urinaria pari a 4,6 g/24h per gli uomini e 4,1 g/24h per le donne, contro i 7,4 g al giorno raccomandati dal Food and Nutrition Board, Institute of Medicine. L’escrezione di potassio risulta a livelli desiderati solo per il 4% degli uomini e il 2% delle donne.
Per quanto riguarda il sodio, c’e’ una forte differenza tra nord e sud, con valori minori al Nord e maggiori al Sud.
Fenomeno in linea, secondo lo studio, con la distribuzione riscontrata dell’obesita’ e dell’inattivita’ fisica, e con i risultati di numerosi Paesi industrializzati. Diversi Stati hanno avviato programmi di riduzione del consumo di sale, tra cui l’Italia, con un accordo tra il ministero della Salute e l’Associazione della panificazione artigianale e industriale per la riduzione del 15% in 4 anni del contenuto di sale nel pane.