Tumori ai polmoni: nuove speranze in campo farmacologico. Va regolamentato l’accesso alle cure
Tumore al polmone, uno spiraglio di luce nella terapia. Almeno per quello ”non a piccole cellule”, che colpisce anche chi non ha mai fumato: ci sono farmaci intelligenti, i farmaci a bersaglio molecolare che agiscono sulla mutazione genetica. Una compressa da prendere a casa, per una migliore qualita’ di vita e piu’ possibilita’ di sopravvivenza. Alcuni sono gia’ pratica clinica, altri stanno per arrivare, altri ancora sono in fase avanzata di studio. Una buona notizia se non fosse che in Italia sono ancora pochi i Centri che fanno diagnosi genetica e troppo pochi i pazienti che accedono a queste terapie. Tutto sta nella fortuna – perche’ di fortuna si tratta – di aver bussato alla porta giusta. Pazienti di serie A e di serie B.
Inconsapevoli di esserlo.
Una fotografia piena di luci – le scoperte della Ricerca – e di ombre – le disparita’ di accesso alle cure – quella dell’oncologia toracica nel nostro Paese scattata in occasione della Conferenza stampa di presentazione della 3* Conferenza Internazionale di Oncologia Toracica (CIOT) da Cesare Gridelli, presidente della Conferenza, e da Filippo de Marinis , presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Toracica (AIOT), istituzione che ha promosso l’evento.
”Abbiamo preso la strada giusta. Su questo ormai non ci sono piu’ dubbi. Certo c’e’ ancora molto da fare – dice Cesare Gridelli, Presidente di CIOT 2012 – . Fino a qualche anno fa un paziente con una diagnosi di tumore al polmone aveva a disposizione esclusivamente la chemioterapia”, oggi ”i farmaci a bersaglio hanno rivoluzionato l’approccio terapeutico al trattamento del tumore al polmone. Si sta andando incontro alla terapia super personalizzata. Ma e’ veramente importante che anche i pazienti se ne rendano conto e che a fronte di una diagnosi non si perdano d’animo e cerchino il Centro che possa garantire la terapia in modo completo e, soprattutto, una fase diagnostica che permetta l’acquisizione di un adeguato campione di tessuto tumorale per effettuare i test genetici necessari. Infatti oggi in circa il 50% dei casi viene fatta una diagnosi troppo superficiale e senza un adeguato prelievo di tessuto tumorale”.
Si’, perche’ non e’ cosi’ scontato che i pazienti ricevano in tutti i Centri terapie con i farmaci a bersaglio. Cosi’ come non e’ scontato che venga fatta una diagnosi genetica che e’ il primo passo per una terapia personalizzata. ”Il nemico da combattere, questo tipo di tumore al polmone, non sembra piu’ cosi’ invincibile – dice Filippo de Marinis, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Toracica (AIOT) e Direttore della I Unita’ Operativa di Pneumologia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma – ma richiede armi sofisticate e mirate. Armi che la Ricerca sta mettendo a disposizione ma alle quali accedono, a tutt’oggi, solo una ridotta percentuale di pazienti venendosi cosi’ a creare una discrepanza di trattamento spesso incomprensibile”.
In assenza di una generalizzata Rete oncologica a livello nazionale (troppo poche ancora le Regioni che se ne sono efficacemente dotate) il paziente ”puo’ fare tanto: non farsi prendere dal panico e cercare un Centro dove sia possibile fare almeno la diagnosi su tessuto. Non e’ tempo perso, a volte la scelta migliore – avvertono gli esperti – non e’ necessariamente quella di iniziare immediatamente la chemioterapia. Circa il 20 per cento di questi adenocarcinomi hanno mutazioni trattabili con farmaci in commercio, e il 40 per cento con farmaci in studio. Le probabilita’, quindi, di rientrare in queste casistiche non sono poche e, quindi, vale la pena aspettare la risposta del laboratorio. Ma questo la dice lunga anche su quanto sia importante che piu’ pazienti possibile possano accedere a queste terapie”.