Fumo passivo: parte dalla Svizzera la campagna informativa per combatterlo
Divieti di fumare più restrittivi in tutta la Svizzera: è quanto chiede l’iniziativa popolare “Protezione contro il fumo passivo”, in votazione federale il 23 settembre prossimo. I sostenitori del progetto hanno presentato stamani le loro argomentazioni in una conferenza stampa a Berna. In primo piano vi è il personale di servizio nelle sale fumatori.
Secondo un’ampia alleanza, costituita da oltre 50 organizzazioni sanitarie, giovanili, di consumatori e lavoratori, nonché di partiti di ogni tendenza, per il personale di servizio di ristoranti e bar devono vigere in tutta la Svizzera le stesse regole. Il danno provocato dal fumo passivo è scientificamente incontestato. Il fatto di danneggiare altri non ha nulla a che vedere con la libertà personale. In futuro, se l’iniziativa dovesse essere accolta, le sale riservate ai fumatori, i cosiddetti fumoir, potranno essere allestite in tutta la Svizzera a condizione che nessuno vi lavori.
L’iniziativa chiede che tutti coloro che sono attivi professionalmente hanno diritto alla stessa protezione del fumo passivo, indipendentemente dal fatto che lavorino a Ginevra, a Lucerna o in Ticino. Per i sostenitori dell’iniziativa, anche dopo la sua accettazione sarà possibile fumare ovunque, laddove nessuno subisca gli effetti nocivi del fumo. Di conseguenza, presso i posti di lavoro individuali sarà consentito fumare.
Secondo l’opuscolo informativo del Consiglio federale, ciò non sarà invece possibile. Tuttavia gli autori dell’iniziativa criticano la posizione governativa, sostenendo che sarà lecito fumare negli uffici individuali, purché “terze persone non siano esposte al fumo di tabacco”.
Le sale fumatori non devono essere smantellate, bensì possono continuare ad essere utilizzate senza servizio. Anche l’affermazione degli oppositori secondo cui l’iniziativa vorrebbe imporre un divieto di fumo totale è priva di ogni fondamento, sostengono i promotori. A loro modo di vedere, con la legge federale entrata in vigore il primo maggio 2010 non è stato raggiunto l’obiettivo centrale, ossia la protezione dei lavoratori dagli effetti nocivi del fumo passivo. Attualmente in otto cantoni, tra cui il Ticino, vige una regolamentazione identica a quella richiesta dall’iniziativa. “Funziona perfettamente e viene apprezzata dal personale della gastronomia e dalla popolazione”, ha sottolineato il consigliere nazionale Fabio Regazzi (Ppd). Dall’introduzione del divieto, non vi è stato un calo del fatturato nel settore della ristorazione e i casi di infarto in Ticino sono scesi del 20%, ha indicato Regazzi.
Seguendo per una volta l’esempio ticinese – ha sottolineato il deputato popolare-democratico – occorre una disposizione unica per tutta la Svizzera, che giovi anche ai ristoratori, poiché assicura le stesse condizioni concorrenziali e la certezza del diritto. La protezione della salute – ha concluso – ha la precedenza assoluta.