Mele, FIMP: si al dibattito di alto profilo, si alla progettazione di una nuova sanità

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FIMP

I pediatri di famiglia intervengono dopo il voto del Senato sulla Spending Review:

“no ai tagli lineari. Puntiamo con decisione ai nuovi Lea e al dialogo con Ministro, Aifa e Agenas”

Roma, 2 Agosto 2012 – “In questo momento di forti tensioni sociali e di caldissimo confronto politico, la FIMP è convinta sia necessaria una posizione di forte responsabilità. Il mondo medico deve mostrare la capacità di interpretare le necessità dei cittadini e della propria professione senza dimenticare lo stato di particolare crisi che tutto il mondo occidentale sta attraversando.

Per questo ci sentiamo di dover partecipare con una voce equilibrata e lungimirante al dibattito in corso: senza clamore, senza contrapposizioni preconcette e con forte equilibrio
”. Con queste parole il presidente della Federazione italiana medici pediatri, Giuseppe Mele, ha commentato “a freddo” il voto con cui Il Senato ha dato il primo via libera alla Spending review che occupa da settimane l’attenzione nel dibattito politico sulla sanità. Il testo approvato il 31 luglio, che comprende tra l’altro norme sui costi standard, sulla prescrizione del farmaco generico, sulle cure primarie e ridefinisce il calendario per la definizione del patto per la salute (rimandato al 15 novembre) ha suscitato reazioni e polemiche contrapposte, “finendo”, ha commentato Mele, “per dividere nuovamente il segmento medico e sanitario e offrendo un’immagine della sanità come schiava di un lobbysmo strisciante, in un momento in cui c’è necessità di costruire i presupposti di un discorso unitario politico, sociale e professionale, per il bene di tutto il Paese”.

 

Se sul tema del generico la posizione dei pediatri è decisamente di “apertura responsabile” (“il generico, quando è di alta qualità, è in effetti un risparmio per l’interno sistema sanitario: l’importante è che i pediatri e le famiglie si ricordino sempre che il bambino non è un piccolo adulto, visto che le posologie, i percorsi di cura e lacompliance del bambino non sono mai applicabili con una formula matematica, ma necessitano sempre di un accurato ragionamento terapeutico, metabolico ed evolutivo”), su altri temi i pediatri sono più cauti: lo spostamento del Patto della Salute significa che non ci sono ancora le condizioni di dialogo stato-regioni? La riorganizzazione delle cure primarie dove verrà “pensata”? I nuovi modelli di assistenza e aggregazione vedranno il pullulare di tentativi regionali selvaggi o saranno ipotizzati, progettati e governati con il concerto di quelle realtà professionali che già si sono dette disponibili e già stanno sperimentando esempi di successo? E soprattutto: la logica dei tagli lineari in sanità è destinata a trionfare?

 

Su tutti questi temi i pediatri di famiglia nel prossimo periodo (che li vedrà anche riuniti nell’annuale congresso nazionale: Genova, 27-29 settembre), assicurano attenzione e vigilanza a tutti i soggetti coinvolti nel ripensamento della sanità italiana, Ministro della salute, Aifa, Agenas, conferenza STATO-REGIONI: “Abbiamo condiviso con la base pediatrica e con l’esecutivo del nostro sindacato alcune preoccupazioni”, è la sottolineatura del presidente FIMP, “In primis non vogliamo che tutto il dibattito si concentri sui temi più ovvi: più delle polemiche sul generico – una cosa che ancora ci tiene lontano dall’Europa – ci interessa la concentrazione sui temi importanti che ci attendono, in primis la definizione dei nuovi Lea, nei quali crediamo debba avere un posto particolare proprio l’assistenza primaria pediatrica. Ciò che ci preoccupa è soprattutto la logica dei tagli lineari che, come è stato sottolineato da voci istituzionali e autorevoli, è la vera preoccupazione per chi si occupa con attenzione di sanità nel nostro Paese. Una logica a cui ci opponiamo radicalmente: le spese irrazionali non si fermano con scelte illogiche”. L’auspicio finale di Mele e della FIMP è che le autorità del nostro Paese “sappiano ascoltare le voci più responsabili e con esse si sforzino di costruire il modello che probabilmente dovrà sostenere l’assistenza sanitaria nei prossimi decenni”.

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