Alzheimer: scoperto un principio attivo in grado di arrestarne la degenerazione

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La sostanza scoperta dagli scienziati statunitensi ha dimostrato di essere in grado di prevenire la progressione della malattia di Alzheimer, divenendo una potenziale promessa nella cura della patologia
Che si stia davvero arrivando a scoprire una cura per la malattia di Alzheimer? Sarebbe più che auspicabile, vista l’incidenza di questa patologia devastante.
La speranza che tutto questo diventi realtà arriva dagli scienziati statunitensi della Cleveland Clinic, che avrebbero individuato in un composto la soluzione per prevenire la progressione della malattia.

Il Professor Mohamed Naguib e colleghi del Cleveland Clinic Lerner College of Medicine hanno scoperto questo composto quasi per caso, tempo prima, durante una serie di verifiche condotte su un farmaco utilizzato per il controllo del dolore neurologico nei pazienti sottoposti a chemioterapia.
Questo composto, oggetto del nuovo studio, avrebbe proprietà antinfiammatorie che mostrano un potenziale nella cura anche di altre condizioni, tra cui appunto la malattia di Alzheimer.

Poiché si tratta di una scoperta correlata e una ricerca su modello animale, i ricercatori ritengono siano necessari ulteriori studi incentrati proprio su questo mix di sostanze chimiche, chiamato MDA7, e sulla loro azione sulla progressione della malattia di Alzheimer. Tuttavia «vi è un grande potenziale», commenta Naguib, il quale aggiunge che nel modello utilizzato la sostanza ha dimostrato di essere efficace non solo nel prevenire la progressione della malattia, ma anche restaurare alcune funzioni vitali del cervello e la memoria.

I risultati completi dello studio sono stati pubblicati sulla versione online della rivista scientifica Neurobiology Of Aging e mostrano come i test condotti dai ricercatori abbiano al momento avuto esiti significativamente positivi.
MDA7 è stato dimostrato interagire con i recettori nel cervello che svolgono un ruolo nei processi neuro-degenerativi tipici dell’Alzheimer. Oltre a ciò, sia la memoria che le funzioni cognitive sono state restaurate, così come la plasticità sinaptica.
L’idea quindi che da questo composto si possa arrivare alla produzione di un farmaco mirato per il controllo e la cura dell’Alzheimer è fondata, e diviene la speranza delle molte persone che soffrono per questa malattia che, a oggi, ancora non conosce cura.

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