Da Farmindustria cifre fantasiose sul calo delle vendite dei medicinali griffati
Il calo delle specialità a brevetto scaduto è ben lontano dalle cifre fornite al termine dell’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera: 5,8% nel mese di agosto, solo parzialmente compensata dalla crescita del generico.
Roma, 26 settembre 2012 – “Francamente facciamo sempre un po’ fatica a interpretare i dati che Farmindustria porta a supporto delle sue reiterate critiche alla norma sulla prescrizione per principio attivo contenute nella spending review”, dice Giorgio Foresti, presidente di AssoGenerici.
“Oggi il suo presidente, il dottor Massimo Scaccabarozzi, ha parlato di una caduta delle vendite del 15% dei farmaci di marca, con punte del 30 e anche del 50%, con conseguente scomparsa a breve della produzione farmaceutica e della ricerca nel nostro paese. Tutto questo non trova però alcun riscontro: lo scorso agosto, il mercato complessivo è sceso dello 0,9% e quello dei farmaci a brevetto scaduto si è ridotto dello 0,5% in termini di volumi. Il calo dei medicinali griffati, invece, ha toccato il 5,8% nel mese di agosto 2012 rispetto ad agosto 2011, in linea con la normale dinamica concorrenziale”.
Per AssoGenerici le dichiarazioni rese al termine dell’audizione alla XII Commissione permanente della Camera (Affari sociali) sono dunque tutte da dimostrare. “Così come sono da dimostrare le accuse rivolte al generico di essere esclusivamente di importazione: le industrie nostre associate producono in Italia il 60% dei medicinali”, prosegue Foresti.
“Non mi risulta peraltro che le industrie del brand producano esclusivamente in Italia. Farmindustria, poi, continua a ripetere che la crescita del generico non porterebbe ad alcun risparmio per lo Stato: in realtà c’è un risparmio per i cittadini, e non è poco, e nel medio periodo un risparmio per le Casse del Servizio sanitario che sarà ben difficile negare. Ci dispiace dover portare queste considerazioni sulle pagine dei giornali: avremmo preferito riferirle direttamente alla Commissione Affari sociali che però ha ritenuto meglio non concederci un’audizione”.