Livelli di anticorpi di alcuni batteri orali si rivelano predittivi di rischio cancro del pancreas
Il cancro del pancreas è ancora uno dei più temuti e agguerriti, grazie anche alla ridottissima percentuale di sopravvivenza che questa malattia porta con sé. Tornato alla ribalta per aver portato alla morte il papà della Apple, Steve Jobs, nuovi studi si sono concentrati non solo sulle possibili terapie di cura, ma anche sulla prevenzione che a tutt’oggi resta sempre e ancora l’arma migliore.
Uno di questi, è lo studio condotto dai ricercatori statunitensi della Brown University, del Forsyth Institute e l’Università di Harvard che suggerisce come vi possa essere un legame tra i batteri della bocca e il cancro del pancreas, dimostrando che spesso situazioni mediche apparentemente lontane possano invece avere un legame.
Pubblicato sulla versione online della rivista Gut, lo studio ha visto il coinvolgimento di oltre 800 adulti europei che sono stati oggetto di analisi dei livelli di anticorpi abbinati ai batteri che possono popolare il cavo orale. Uno di questi batteri particolarmente infettivo – tale Porphyromonas gingivalis – e responsabile tra gli altri della gengivite è stato collegato al doppio di rischio di cancro del pancreas. La presenza di anticorpi abbinata invece ad altri tipi di batteri innocui, come per esempio quelli detti “commensali”, ha per converso dimostrato una riduzione del 45% del rischio di cancro al pancreas.
«L’aumento relativo al rischio [di cancro] da fumo non è molto più grande di due – spiega l’epidemiologo BU, dottoressa Dominique Michaud – Se questo è un vero e proprio effetto di dimensione due, il potenziale impatto di questo risultato è davvero significativo». In questo caso, la possibilità che la presenza di anticorpi relativi al batterio “nocivo” mostri un rischio doppio di cancro del pancreas diventa quindi un parametro di valutazione più affidabile che non il sapere se una persona fuma.
La prevenzione è pertanto l’arma davvero più efficace che abbiamo a disposizione al momento. Soprattutto che si tiene conto che questo tipo di cancro uccide la maggior parte dei pazienti nel giro di 6 mesi dalla diagnosi.
Un legame tra le malattie parodontali e il cancro del pancreas era già stato suggerito da precedenti studi, e questo non va che a confermare che vi possa essere realmente una correlazione. Ma lo fa approfondendo una relazione che fino a oggi non era stata presa in considerazione: la presenza di una risposta immunitaria all’infezione da P. gingivalis. Il legame parrebbe dunque confermato anche se, tuttavia, il meccanismo fisiologico che collega i batteri orali al cancro del pancreas resta ancora sconosciuto.
«Questo non è un fattore di rischio stabilito – sottolinea Michaud – Ma sento con certezza che ci sia qualcosa da fare. E’ qualcosa che dobbiamo capire meglio».
Per lo studio, i ricercatori si sono avvalsi dei dati raccolti da uno studio prospettico chiamato “European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition Study” che ha visto il coinvolgimento di oltre 500mila adulti residenti in diversi Paesi europei.
Campioni di sangue e una particolareggiata storia sanitaria di 380mila soggetti sono stati resi disponibili per la ricerca. Gli scienziati hanno così potuto osservare che 405 persone avevano sviluppato il cancro del pancreas, a esclusione di altri tipi di cancro. Altri 416 soggetti che non avevano sviluppato il cancro sono stati presi in considerazione per fare da gruppo di controllo.
Di tutti, i ricercatori avevano a disposizione i campioni di sangue prelevati senza che tuttavia sapessero a chi appartenevano e se la persona avesse o meno sviluppato il cancro del pancreas.
Oltremodo, i campioni di sangue erano stati prelevati circa dieci anni prima che ai 405 soggetti venisse diagnosticato il cancro del pancreas – fatto che andava a escludere che la presenza di anticorpi specifici fosse dovuta al cancro stesso.
Le analisi sono state condotte per rilevare la presenza e la concentrazione di anticorpi relativi a 25 batteri orali tra commensali e patogeni. L’analisi prevedeva anche la valutazione di altri fattori di rischio come il fumo, il diabete, l’Indice di Massa Corporea e altri ancora.
Preso in considerazione tutti i possibili fattori di rischio, la correlazione tra la presenza di anticorpi relativi al Porphyromonas gingivalis e il cancro del pancreas restava. La presenza di anticorpi relativi ai batteri buoni invece mostrava una riduzione del rischio.
Di fronte all’evidenza dei risultati, i ricercatori ipotizzano che l’associazione tra alti livelli di anticorpi, i batteri commensali e il cancro del pancreas, può indicare un’innata, altamente attiva risposta immunitaria, che è poi appunto protettiva contro il cancro.
«Determinanti genetici della sorveglianza immunitaria giocano chiaramente un ruolo fondamentale nello sviluppo del cancro del pancreas. Di conseguenza, è plausibile che livelli elevati di anticorpi anti-batteri orali nelle persone possono servire come marcatore di una risposta immunitaria geneticamente forte, fornendo una protezione contro la carcinogenesi», concludono i ricercatori.