Microchimerismo: quando frammenti del DNA fetale di un maschietto colonizza parti del cervello della mamma
Materiale genetico e cellule provenienti da un feto maschile hanno dimostrato di poter superare la barriera emato-encefalica e insediarsi nel cervello della madre, dove possono potenzialmente restare anche per tutta la vita. Questo fenomeno di microchimerismo, il cui effetto sulla salute non è noto, sembra interessare una percentuale significativa di donne.
I risultati della ricerca – in cui sono stati esaminati campioni autoptici del cervello di 59 donne decedute in un’età compresa tra 32 e 101 anni – indicano che la probabilità che le cellule fetali attraversino la barriera emato-encefalica è relativamente elevata. I test eseguiti dai ricercatori, mirati alla rilevazione di una particolare regione del cromosoma Y, hanno infatti dato risultato positivo nel 63 per cento circa dei campioni. Dato che la donna più anziana in cui è stato trovato DNA fetale maschile aveva 94 anni, questi microchimerismi hanno potenzialmente la capacità di durare per tutta la durata della vita.
Prima di questo studio, non era noto se negli esseri umani queste cellule fossero in grado di attraversare la barriera emato-encefalica.
Nello specifico, fra le donne prese in esame nella ricerca, 25 non avevano malattie neurologiche e 33 erano affette dal morbo di Alzheimer. In queste ultime i ricercatori hanno trovato una prevalenza più bassa di microchimerismo maschile, che appariva inoltre in concentrazioni più basse nelle regioni cerebrali più colpite dalla malattia. Pertaltro, ricerche precedenti hanno suggerito anche che la malattia di Alzheimer abbia una prevalenza maggiore nelle donne con un maggior numero di gravidanze rispetto alle donne senza figli. In conclusione, ha osservato William F. N. Chan, primo firmatario dell’articolo, “attualmente per l’essere umano il significato biologico dell’ospitare DNA maschile e cellule maschili nel cervello femminile non è chiaro e richiede ulteriori indagini”.