Proteina mutante de virus dell’HIV è speranza per la lotta contro i tumori

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DCK

Sfruttando l’elevata capacità di modificarsi del virus, un laboratorio di Strasburgo, di cui fanno parte due ricercatori italiani, ha individuato un “mutante” in grado di portare alla morte delle cellule tumorali con bassi dosaggi di medicinali
– Il virus dell’Hiv per combattere il cancro. Usare una malattia per sconfiggerne un’altra può sembrare paradossale, ma presto potrebbe rivelarsi una nuova frontiera delle cure anti-tumore. E’ la pista seguita dal laboratorio Retrovirus ed evoluzione molecolare di Strasburgo, diretto da Matteo Negroni dell’Istituto di biologia molecolare e cellulare del Cnrs (il Centro nazionale francese di ricerca scientifica), che ha modificato il genoma del virus ottenendo ottimi risultati nella morte delle cellule tumorali, con un dosaggio di medicinali inferiore di 300 volte rispetto a quello utilizzato nelle terapie moderne.

L’Hiv presenta una caratteristica fondamentale: l’elevata capacità di mutazione. Sfruttando questa peculiarità del virus, i ricercatori ne hanno combinato il genoma, privato della sua forza infettiva, con un gene umano presente in tutte le cellule, la desossicitidina chinasi (o dCK), che funziona da “attivatore” dei medicinali antitumorali. “In questo modo – spiega Matteo Negroni – si è ottenuta una banca dati di ottanta proteine mutanti. Tra loro i ricercatori hanno poi individuato la variante con la capacità maggiore di agire sulle cellule cancerose, uccidendole anche con un basso dosaggio di medicinali”.

La proteina modificata, poi, non ha bisogno di essere iniettata in tutte le cellule malate. “Basta infatti che agisca su poche di loro perché, grazie all’effetto conosciuto come bystander, si assista alla morte delle altre cellule”, continua lo studioso.

La ricerca, pubblicata su PLoS Genetics 1, apre prospettive verso un trattamento terapeutico alternativo, in grado di limitare i problemi legati alla tossicità di alcuni medicinali. Gli esperimenti, durati tre anni e guidati da un’altra ricercatrice italiana, Paola Rossolillo, sono stati effettuati solo in provetta.

“Bisognerà aspettare un anno e mezzo, forse due, per iniziare la sperimentazione preclinica sugli animali. Finanziamenti permettendo”, conclude Negroni. Test sulla modificazione del virus dell’Aids potrebbero rivelarsi utili anche per la cura di altre malattie.

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